mercoledì 27 maggio 2009

CHI E' VIVO E CHI E' MORTO: COME LA BIOMEDICINA E L'ETICA POSSONO RISPONDERE

Si conclude il secondo ciclo del "Viaggio nella Scienza" organizzato da Non solo Spettatori con l'incontro-dibattito di venerdì 29 maggio, ore 21, presso l'Aula Magna dell'ex Collegio Vescovile (via Garibaldi) Este, con GIOVANNI BONIOLO, filosofo della scienza dell'Università di Milano, che tratterà un tema di grande attualità:
CHI E' VIVO E CHI E' MORTO: COME LA BIOMEDICINA E L'ETICA POSSONO RISPONDERE
I progressi della biologia e della medicina, il caso Welby, il caso Englaro e altri ricordati dalla cronaca recente testimoniano il complesso intreccio tra Scienza, etica, libertà personale e ruolo dello Stato con cui si devono confrontare oggi i concetti di vita e di morte.

martedì 26 maggio 2009

Foto dalla domenica ecologica del 24 maggio 09




Le temperature elevate, non hanno fermato i cittadini estensi alla scoperta dei luoghi proposti per le visite guidate ed aperti in occasione della seconda domenica ecologica ad Este. Mentre qualcuno della Lista Civica era in piazza qualcun altro si aggirava per il Chiostro S. Maria delle Consolazioni o la Chiesa della Salute, per fare qualche foto a questi preziosi monumenti.
Le foto che vedete sono quelle del chiostro con le maestose magnolie, preziosi monumenti verdi che abbelliscono questo sito di interesse storico ed artistico.

venerdì 22 maggio 2009

Domenica ecologica 24 MAGGIO 2009 - 10 -19

Ciao

continua la raccolta delle firme per proporre all'amministrazione comunale di Este, la creazione dei "Boschi in Città". Anche il prof. Giorgio Celli dell' Università di Bologna, ospite di Non Solo Spettatori lo scorso giovedì 21 maggio, appoggia le nostre proposte di intervento nelle aree urbane come la creazione di boschi; se vogliamo rispettare il protocollo di Kyoto, dice Celli, dobbiamo cominciare ad arrestare l'innalzamento delle temperature che è confermato da 18 laboratori di ricerca su 20. Il fenomeno dell'effetto serra, non manca di farci sentire anche in questi giorni cosa può voler dire subire un aumento della temperatura; l'abbassamento della febbre del pianeta, passa attraverso politiche di abbattimento dell'anidride carbonica prodotta dalle attività umane mediante stili di vita meno inquinanti ma anche più virtuosi nella protezione delle piante e nel mantenimento dei boschi.
In città, gli alberi hanno una grande quantità di funzioni che si oppongono al degrado urbano e all'inquinamento. Gli alberi migliorano il clima, assorbono la CO2 ed i rumori, incrementano la biodiversità, hanno funzioni ricreative e culturali.
Affinché gli alberi possano lavorare bene, devono essere vicini gli uni agli altri e solo così le piante riescono ad offrire rifugio agli uomini ed agli animali che cercano tra le fronde benessere e serenità; i boschi rappresentano gli unici luoghi vivi, quelli della fotosintesi, dell'anidride carbonica che torna ad essere foglie e legno e non cappa dell'effetto serra.
Una volta raccolte le firme presenteremo la nostra richiesta ed individueremo, insieme all'assessore all'ambiente Beatrice Andreose, le aree comunali disponibili per accogliere le piante, che saranno scelte e posizionate con la collaborazione di esperti.
Il banchetto della lista, sarà posizionato sotto i portici, in Piazza Maggiore ad Este domenica 24 maggio, dalle 10 alle 19.
Sarà possibile visionare i dati del PM10, raccolti dalle centraline ARPAV della bassa padovana dal gennaio 2008 al marzo 2009; purtroppo anche la bassa è interessata dal fenomeno invernale di accumulo delle polveri sottili in atmosfera: ad Este (nel 2009) ci sono stati ben 44 giorni (contro i 35 ammessi dalla legge) con concentrazione di PM10, superiore al limite di legge di 50 microgrammi per metro cubo, e dobbiamo ancora affrontare l'inverno prossimo!
Raccoglieremo le firme per dire NO all'inceneritore di Motta e di Carceri, per continuare a far sentire la nostra voce e quella di tanti altri cittadini che ci tengono alla salute e che vogliono vivere in un ambiente sano per sè e per le generazioni che verranno.

sabato 16 maggio 2009

Libro consigliato - Abbracciare gli Alberi - di Giuseppe Barbera


"Milioni di anni fa siamo scesi dagli alberi, per poi passare gran parte del nostro tempo a tagliarli o bruciarli. Da diecimila anni abbiamo anche imparato a piantarli e ad accompagnarne la crescita, ma lo abbiamo fatto sempre di meno. E adesso che avremmo bisogno di loro per mantenere gli equilibri ecologici, ci accorgiamo che sono troppo pochi. Il rapporto tra gli organismi più evoluti del regno animale e quelli del regno vegetale non è stato equo, perché noi (che ci siamo nominati Sapiens o addirittura Sapiens Sapiens) abbiamo già tagliato almeno la metà delle foreste del pianeta, nonostante i loro alberi abbiano reso il suolo fertile e l'aria respirabile, mitigato gli eccessi del clima, fornito legna, frutti, ombra, bellezza per mille usi indispensabili e piacevoli."
Ci sono molte buone ragioni per abbracciare gli alberi, e Giuseppe Barbera ce le mostra tutte, oltre a offrirci una vera e propria guida per piantarli e proteggerli. "Oggi molti credono - e moltissimi lo hanno creduto in passato - che attraverso questo gesto alberi e uomini entrino in comunicazione. Il senso del sacro è nato proprio al cospetto degli alberi, osservando la loro capacità di andare oltre i limiti angusti della primitiva percezione: le radici in fondo alla terra e le chiome che si perdono nel cielo, la vita che rinasce ogni primavera dopo che è sembrata terminare in autunno.
Si può poi andare oltre l'abbraccio e manifestare in modo più profondo e concreto le ragioni della riconoscenza e dell'alleanza. Per esempio proteggendo gli alberi da inutili tagli e incendi, seminandoli o piantandoli nei boschi o lungo le strade, coltivandoli con cura, difendendone la crescita, mantenendo il posto che si sono conquistati nell'immaginario e nelle arti. Nel prossimo futuro gli alberi torneranno molto utili: nelle strategie internazionali è a loro demandato un ruolo decisivo nel contenimento dell'effetto serra, nella lotta alla fame e alla desertificazione. Piantarli e difenderli non è, quindi, solo affare degli arboricoltori, ma di chiunque abbia a cuore le sorti del pianeta e delle generazioni future."

martedì 12 maggio 2009

24 Maggio - Este città aperta: Domenica ecologica

Ciao

domenica 24 maggio verrà riproposta una giornata per lasciare a casa l'automobile, in favore di mezzi meno inquinanti e più salutari. Dalle 10 alle 19, il traffico del centro storico di Este, verrà chiuso al traffico veicolare e ci si potrà muovere solo a piedi, bici, pattini ecc.
La lista civica sarà in piazza con un banchetto per continuare con la raccolta di firme per realizzare i boschi in città ed abbattere la CO2, che è la causa principale dell'effetto serra e quindi dei cambiamenti climatici.
Al banchetto ci saranno in nostri rappresentanti, che illustreranno ai passanti le aree dove è possibile piantare gli alberi e migliorare le aree verdi esistenti, ma che vengono poco utilizzate per la mancanza dei nostri preziosi amici.
Sarà inoltre possibile visionare i dati raccolti dalle centraline ARPAV della bassa padovana, che continuano a fornirci i dati relativi alla qualità dell'aria; le polveri sottili ora sono diminuite notevolmente ma all'orizzonte si incomincia a scorgere un pericoloso gas come l'ozono. Ogni stagione ha il suo inquinante! Sul sito dell'ARPAV ci sono tutti i dati e per vedere la situazione aggiornata potete utilizzare il link del nostro blog.
Este Città Aperta è organizzata dall'assessorato all'ambiente del Comune di Este e durante la giornata sono stati organizzati dei momenti di intrattenimento per i più piccoli.
Vi aspettiamo numerosi! Se vogliamo cambiare aria...

mercoledì 6 maggio 2009

LE NUOVE FRONTIERE DELLA BIOLOGIA: PROGRESSI E PERICOLI

Prosegue il secondo ciclo "Viaggio nella Scienza" organizzato da "Non solo Spettatori" con il Patrocinio del Comune di Este con il tema
LE NUOVE FRONTIERE DELLA BIOLOGIA: PROGRESSI E PERICOLI", con Gianni Tamino biologo dell'Università di Padova.

L'incontro-dibattito che si svolgerà venerdì 8 maggio 2009, alle ore 21 presso l'Aula Magna dell'ex Collegio Vescovile, via Garibaldi-Este, affronterà un tema di grande attualità: le applicazioni delle nuove biotecnologie a 50 anni dalla scoperta del DNA, i loro progressi ma anche i loro pericoli se la ricerca scientifica non è legata ai bisogni reali della società e non è finalizzata al miglioramento delle condizioni di vita del pianeta e degli esseri viventi.
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Durante la serata continua la raccolta firme per i "Boschi in Città"

martedì 5 maggio 2009

Diritto al cibo e difesa della biodiversità

Il prossimo 9 maggio ore 21.00, presso Vicolo Mezzaluna, è in programma una serata sul
"Diritto al cibo"e "difesa della" "biodiversità"

La organizziamo assieme a Legambiente e al Comune di Este, Assessorato alla Solidarietà e all'Ambiente.

L'iniziativa si inserisce nell'ambito
della "GIORNATA MONDIALE DEL COMMERCIO EQUO SOLIDALE" e si propone non solo di denunciare gli squilibri del mercato alimentare, ma anche di proporre soluzioni concrete, in rete con tutti gli altri protagonisti dell'economia, che credono, in un'agricoltura e un mercato del cibo diversi da quelli attuali.

Programma:

ore 21.00: "SEMI DI LIBERTA",
documentario di VANDANA SHIVA,

ore 21.30: difesa della BIODIVERSITA' ne parliamo con GUGLIELMO DONADELLO rappresentante di Agricoltura Legambiente

ore 22.30: conclusione con sfiziosi assaggi di piatti biodiversi ed equosolidali
L'ingresso è gratuito e aperto a tutti.
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Durante la serata continua la raccolta firme per i "Boschi in Città"

Pericolosità ed inutilità degli inceneritori

Parla con cognizione di causa, il professor Gianni Tamino, ricercatore e docente di Biologia all’Università di Padova, quando affronta il tema dell’inquinamento atmosferico e ambientale provocato dagli inceneritori di rifiuti solidi urbani (RSU). Ha tutte le carte in regola per farlo, non solo come scienziato, conosciuto a livello internazionale, ma anche in base ad una lunga esperienza politica come Parlamentare, dall’’83 al’92, presso la nostra Camera dei Deputati e, dal’95 al’99, al Parlamento Europeo. Presso queste sedi istituzionali, si è sempre battuto a favore della tutela dell’ambiente e della salute, sostenuto non da semplici convinzioni personali, ma da anni di studio e di ricerca scientifica . Oltre a pubblicare su tali argomenti una serie di libri, il Professor Tamino, fra i rari accademici italiani a essere sceso, senza timori, dalla cattedra, non ha esitato a “spendersi”, partecipando in questi anni a conferenze e pubblici dibattiti, là dove i cittadini, costituitisi in comitati per contestare alcune scelte di politica ambientale locale, lo abbiano invitato. A parecchie di queste assemblee ha partecipato anche in Romagna, dimostrando, attraverso minuziose relazioni tecno-scientifiche, la sensatezza dell’ostilità popolare in merito alle scelte di raddoppio degli RSU di Ravenna, Rimini e Forlì o alla nascita di centrali termoelettriche a biomasse (Conselice, Russi) incompatibili con una sana ed incisiva politica ambientale.
Può spiegarci professore, in parole semplici, qual è l’impatto ambientale attualmente prodotto, in termini d’inquinamento atmosferico, dai tre inceneritori di Ravenna, Forlì (Coriano) e Rimini (Raibano) e cosa comporterebbe, come previsto, un loro eventuale raddoppio? Va considerato che nel loro insieme i tre attuali inceneritori per rifiuti solidi urbani (RSU) di Ravenna, Forlì e Rimini hanno una potenzialità, in base ai dati di Hera, di bruciare 235.000 tonnellate all’anno di rifiuti, pari a oltre 600 ton/giorno (con la prospettiva di raddoppiare questo valore). Ciò significa che, a causa delle reazioni chimiche che intervengono nell’inceneritore (in natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma!) buona parte dei rifiuti si trasforma producendo oltre quattro milioni di metri cubi di fumi al giorno, che contengono un gran numero di inquinanti pericolosi per l’ambiente e per la salute. Un’altra parte dei rifiuti, pari a circa il 30% di quelli in entrata, diventa, invece, ceneri e scorie (cioè 70.000 tonnellate all’anno), classificate come rifiuti speciali, in parte pericolosi, che devono essere smaltiti in apposite discariche.Gli impianti di incenerimento sono delle fonti di emissioni molto eterogenee (sia in termini qualitativi che quantitativi) perché sono eterogenei i loro combustibili: i rifiuti. Così, tra gli oltre 250 inquinanti che si possono trovare nei fumi, sono particolarmente rilevanti l’anidride carbonica (CO2), gas responsabile dell’effetto serra, e, tra i composti pericolosi per la salute e per l’ambiente, il monossido di carbonio (CO), gli ossidi di azoto (NOx), l’acido cloridrico (HCl), l’anidride solforosa (SO2), i metalli pesanti (in particolare il mercurio e il cadmio), le polveri, le sostanze organiche volatili (COT), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le diossine.
Pur rispettando i limiti di legge, indicati da concentrazioni, possiamo affermare che, in valori assoluti, ogni anno questi inceneritori possono produrre circa 216.000 ton. di CO2, 80 ton. di CO, 320 ton. di NOx, 32 ton. di HCl, 160 ton. di SO2, 0,8 ton. di metalli, di cui 80 Kg di mercurio e 80 Kg di cadmio e tallio, 16 ton. di polveri, 16 ton. di COT, 17 Kg di IPA e 170 mg di diossine (TCDD equivalenti). Quest’ultimo valore potrebbe sembrare modesto (solo 170 mg, cioè 0,17 grammi in un anno), ma va tenuto presente che la dose giornaliera per l’uomo è di 2 picogrammi per Kg di peso corporeo. Ciò significa che, considerato che 170 milligrammi all’anno corrispondono a quasi 0,5 mg al giorno, cioè 500 milioni di picogrammi, l’emissione di diossine dei tre inceneritori potrebbe costituire la massima dose giornaliera per una popolazione (calcolando un peso medio di 70 Kg) di tre milioni e mezzo di abitanti, ben più di quanti si trovano nelle tre province considerate. La Commissione Europea ha recentemente denunciato che “l’esposizione a diossine e a PCB diossino-simili supera la dose tollerabile giornaliera (TDI…) in una parte considerevole della popolazione europea”, e la principale causa di emissione di diossine sono gli inceneritori. Inoltre le diossine si accumulano nell’ambiente e passano all’uomo soprattutto attraverso la catena alimentare (verdure, latte, carne ecc.), concentrandosi nel tempo e lungo la catena degli alimenti. Le diossine possono avere effetti sanitari a così basse concentrazioni sia perché cancerogene, ma anche perché in grado di alterare il sistema endocrino (cioè il funzionamento dei segnali ormonali).Ma anche altri composti emessi dagli inceneritori possono avere effetti tossici e cancerogeni: metalli pesanti, IPA e polveri sottili, soprattutto quelle molto sottili, cioè di dimensioni inferiori ai PM 10 (cioè che hanno dimensioni inferiori a 10 micron, cioè 0,01 millimetri).Ma altri composti possono provocare piogge acide (NOx, HCl, SO2), mentre altri possono danneggiare flora e fauna (CO, metalli, polveri ecc.). Naturalmente raddoppiando le quantità di rifiuti inceneriti, anche se si ipotizza un miglioramento tecnologico, non si può che avere un forte incremento di questo già grave inquinamento.
Nella passata legislatura Lei è stato Parlamentare europeo, ha registrato difformità tra le politiche sugli inceneritori messe in atto in Italia e quelle adottate negli altri Paesi dell’Unione?In passato molti paesi europei hanno fatto ricorso agli inceneritori, ma gli studi sugli effetti ambientali e sanitari delle emissioni hanno portato a ridimensionare il loro uso. Si è visto in particolare che le mucche che pascolavano vicino agli inceneritori producevano latte con alte concentrazioni di diossine. Inoltre la normativa europea ha indicato precise priorità nella gestione dei rifiuti: anzitutto ridurre la produzione, poi riutilizzare i prodotti e gli imballaggi, quindi riciclare i materiali e solo dopo aver esaurito queste possibilità ha senso ricorrere a discariche ed inceneritori. L’incenerimento è risultato in contrasto con la politica di riciclaggio, che va attuata attraverso la raccolta differenziata, perché si tende a bruciare carta e plastica, ad alto contenuto calorifico.
Così mentre nel resto d’Europa si disincentivava la costruzione di nuovi impianti di incenerimento, in Italia si è arrivati ad incentivarli. Infatti in alcuni paesi i contributi sono stati diminuiti (in Inghilterra è meno della metà rispetto all’Italia) o, nella maggior parte dei casi, tolti; ma in Danimarca è stata addirittura introdotta una tassa sull’incenerimento e Olanda e Inghilterra stanno discutendo lo stesso provvedimento. Solo l’Italia, in controtendenza, ha concesso contributi per l’energia elettrica ottenuta dall’incenerimento dei rifiuti, equiparandoli a fonti rinnovabili. Ciò equivale da una parte a incentivare la produzione dei rifiuti, anziché la loro riduzione, e dall’altra parte è in contrasto con la normativa europea che esclude di incentivare la produzione di energia ottenuta dalla plastica, che è di origine fossile (derivata dal petrolio): per questa ragione siamo stati richiamati e sanzionati dalla Commissione Europea per infrazione.
C’è un motivo valido per non chiamarli, da noi, col proprio nome, ma termovalorizzatori?Solo in Italia gli inceneritori sono chiamati “termovalorizzatori” quando producono energia elettrica (ed in tal caso ricevono incentivi sotto forma o di CIP6 o di certificati verdi). In realtà meglio sarebbe chiamarli “termodistruttori” perché distruggono i materiali riciclabili presenti nei rifiuti e per questa ragione non contribuiscono a produrre energia, ma a perderla. Infatti dell’energia contenuta nei rifiuti solo un decimo diventa energia elettrica, mentre con il riciclaggio se ne può recuperare più del 50%.In Italia esistono dei finanziamenti pro-inceneritori, in questi giorni si discute di modificare la normativa al riguardo. Secondo Lei è questo un modo valido per scoraggiare questo tipo d’impianti e, quindi, un primo passo verso una politica diversa su questa materia? Dovemmo avviarci a fare come la Danimarca: togliere gli incentivi e introdurre disincentivi per l’incenerimento, in particolare delle materie plastiche. Mi auguro che il Governo approvi al più presto un provvedimento che escluda gli inceneritori da ogni tipo di finanziamento, almeno a partire da quelli non ancora in funzione.
In tutte le città dove si prevede d’installare o allargare gli inceneritori sono sorti comitati di protesta, così è stato per Forlì, Ravenna, Rimini. Lei ha sempre sostenuto queste iniziative fornendo anche un supporto tecnico-scientifico e partecipando attivamente con interventi in pubbliche assemblee, può spiegarci i motivi di questa sua adesione?Credo sia doveroso, per chi dispone di alcune conoscenze tecniche, metterle a disposizione di chi si batte per la difesa dell’ambiente, della salute e del futuro dei propri figli. Continuare a produrre sempre più rifiuti e pensare di eliminarli bruciandoli significa compromettere il futuro di noi tutti, alterando l’ambiente in cui viviamo.
Lo scorso anno insieme al comitato “i medici contro gli inceneritori” e al professor Tomatis, Lei è stato ascoltato dalla II Commissione Consiliare del Comune di Forlì in merito all’inceneritore di Coriano e al progetto del suo raddoppio, ci racconta com’è andata e con quali risultati?Insieme al professor Tomatis e alla dottoressa Gentilini ho cercato di spiegare alla Commissione Consiliare che in natura, pur essendo molto grande (ben maggiore di quanto avviene nelle attività umane), per quantità e qualità, la produzione delle complesse molecole presenti negli organismi viventi, che danno origine all’intera biomassa naturale, non si producono rifiuti, perché con l’energia solare si alimentano cicli biogeochimici, che riciclano continuamente i materiali utilizzati. Se vogliamo garantire un futuro alle nostre produzioni e al nostro ambiente dobbiamo imparare dalla natura: utilizzare energie rinnovabili e riciclare tutti gli scarti e tutti i materiali impiegati. Fondamentale in una fase di transizione è abbandonare l’incenerimento e spingere al massimo le raccolte differenziate, soprattutto con il metodo “porta a porta”.I risultati non sono facili da valutare, comunque successivamente a quell’incontro in un altro Comune, a Forlimpopoli, è stata avviata una sperimentazione di raccolta differenziata con il sistema “porta a porta”, che ha dato in pochissimo tempo risultati eccezionali (oltre il 70% di raccolta) ed ora la Circoscrizione di Forlì che comprende l’area dell’inceneritore e che è contigua a Forlimpopoli, ha chiesto che tale sperimentazione sia estesa anche a quel territorio.
In questi ultimi mesi si sta diffondendo un allarme generale, che sta generando quasi una psicosi collettiva, a causa del mutamento climatico in atto di cui tutti stanno toccando con mano gli effetti. I mass media si sono tuffati nella notizia, specialmente dopo la relazione, al riguardo, della Commissione Europea. La gente è spaventata, la politica risponde blandamente e in modo contraddittorio. Sono anni che molti di voi, scienziati e studiosi dei problemi ambientali, dicevano che sarebbe accaduto, indicandone le cause. Qualcuno, come Lei, ha persino tentato di farlo capire attraverso l’azione politica, perché solo adesso se ne parla con tanta insistenza?Centinaia di scienziati convocati dalle Nazioni Unite hanno concordato che la situazione climatica è molto grave: i cambiamenti sono in atto e la responsabilità va cercata soprattutto nelle attività umane. Molti di noi lo andavano dicendo da molti anni, anche nelle sedi politiche (come il Parlamento Italiano o quello europeo) ed oggi abbiamo la conferma di aver indicato correttamente cosa occorre fare: risparmiare energia e materiali, sostituire le fonti energetiche fossili con quelle rinnovabili, non produrre rifiuti, ma solo scarti da riciclare, evitare il più possibile le combustioni (compreso l’incenerimento di rifiuti), responsabili della produzione di gas in grado di alterare il clima. Finora il mondo politico ha solo dato l’impressione di ascoltare blandamente tali indicazioni, ad esempio approvando il Protocollo di Kyoto (non tutti i paesi però: manca ancora la firma di Stati Uniti e Cina) o parlando di sviluppo sostenibile. Ma si tratta spesso solo di un po’ di fumo: lo sviluppo sostenibile è diventato l’alibi per fare qualunque cosa, solo aggiungendovi il miracoloso aggettivo “sostenibile” (meglio sarebbe verificare la sostenibilità ambientale e sociale delle azioni economiche e politiche), mentre il protocollo di Kyoto, pur sottoscritto dal nostro paese, è stato totalmente disatteso. Anziché ridurre le emissioni di gas-serra le abbiamo aumentate del doppio di quanto doveva essere la prevista riduzione.
Inoltre i governi discutono più se, entro la fine del secolo, l’incremento della temperatura sarà di 3 o 4 gradi e se il mare si alzerà di 30 o 50 centimetri, mentre il problema è che comunque, più o meno, prima o dopo, gli effetti saranno devastanti, se da subito non si prenderanno i provvedimenti necessari, che il mondo politico sembra riluttante a prendere.
La politica messa in atto dai nostri Comuni, che, da una parte ricorrono sempre più spesso al blocco auto, mentre dall’altra autorizzano l’ampliamento di nuovi impianti che bruciano rifiuti o biomasse nocive alla salute e all’ambiente, è, con tutta evidenza, incoerente. Secondo Lei, questo atteggiamento è frutto d’incapacità oppure è complicitario rispetto a un sistema d’interessi altri? Purtroppo sindaci, giunte e consigli comunali sono sempre meno in grado di prendere decisioni importanti e utili per la collettività e così si limitano a scelte poco impegnative, ma sostanzialmente inutili. Inoltre delegano sempre più i tecnici a prendere le decisioni che spettano ai politici. Anzi, con la privatizzazione dei servizi pubblici, stiamo addirittura assistendo all’inversione dei ruoli: non sono i Comuni che indicano ai gestori dei servizi cosa fare nell’interesse comune, ma sono le aziende private come Hera che decidono le politiche economiche, sociali ed ambientali dei Comuni, con un risultato che è sotto gli occhi di tutti: decidono le inutili o quantomeno insufficienti targhe alterne un giorno alla settimana per qualche settimana all’anno (ma senza sviluppare un adeguato servizio di trasporti pubblici) e contemporaneamente danno via libera ad impianti di incenerimento dei rifiuti o a centrali a biomasse (che poi risultano molto simili ad inceneritori).
L'intervista è apparsa sul numero di febbraio 2007 della rivista locale Natura e Città, edita da Macro Edizioni.