lunedì 28 marzo 2011

Orto idroponico

Ciao

vi metto a disposizione alcune foto dell'amica Sabine, sull'orto idroponico costruito in Piazza Trento ad Este, domenica 20 marzo 2011.

Alberto




sabato 26 marzo 2011

Home - Documentario per riflettere

Nucleare...No grazie

Vi Riporto un pezzo dell'articolo della Dott.ssa D'Orsogna.
Per riflettere


Alberto


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Una proposta: mettiamo sui tetti di tutti gli edifici pubblici, condomini e fabbriche senza valore artistico, luccicanti pannelli solari. Forse non ci risolve tutto, ma si inizia a risolvere qualcosa.

Dal Giappone intanto non viene fuori niente di buono, ed e' tutto cosi' triste per un popolo che non se lo merita.

Finora sono scoppiati gli edifici del reattore 1,2,3,4. Ce ne sono sei.

Hanno aumentato il numero di lavoratori - circa 100 - che si occupano di raffreddare i reattori nucleari.

Hanno riattivato dei generatori di corrente che pero' non serviranno a niente perche' tutti i sistemi interni sono stati danneggiati.

Hanno autorizzato l'uso di cannoni d'acqua usati prima solo per allontanare gli scalmanati.

Alo stesso tempo hanno aumenato il limite legale di tolleranza alla radioattivita', da 100 a 250 millisievert. Il valore di fondo di solito e' 6 millisievert.

La mossa e' considerata "inevitabile a causa delle circostanze".

Gli elicotteri che avrebbero dovuto rilasciare acqua di mare sulle centrali sono stati fermati per paura di radiazioni.

Il Nuclear Energy Commission, l'ente americano che regola l'attivita' nucleare, stima che a un chilometro dalla centrale la dose di radioattivita' e' di 5,400 rem = 54 sievert, che e' fatale nel giro di qualche giorno.

Secondo il NYTimes la striscia di sicurezza e' di 50 miglia = 80 chilometri dai reattori nucleari.

Questo vuol dire che se lo stesso accadesse in Italia, per una centrale costruita a Verona per esempio, dovrebbero evacuare tutti quelli da Venezia fino a Brescia, che distano 160km.

Non oso immaginare.


http://dorsogna.blogspot.com/

Candidati Consiglieri

Ecco la lista dei 16 candidati consiglieri per le prossime elezioni comunali del 15 e 16 maggio 2011:
  1. BEATRICE ANDREOSE
  2. ALESSANDRO BUSATO
  3. PAOLO CATTANEO
  4. ALBERTO MANFRIN
  5. IVAN MANIEZZO
  6. GIANNI MORATO
  7. PIERLUIGI PERINELLO
  8. MASSIMO PINZAN
  9. LORIS RAMAZZINA
  10. MARIA ELISA RIZZO
  11. GIANNI SANDRI
  12. MIRKO SIMONATO
  13. GIOVANNI TROVO’
  14. MARIA GABRIELLA VAVASSORI
  15. ANDREA ZAPPERI
  16. MARIA ELISA ZOTTA

lunedì 21 marzo 2011

Per Mario e per Este




Indimenticabile giornata, quella di ieri, che ha riempito di emozioni ogni singolo momento.
Mi riferisco all'inaugurazione del Parco "Mario Rigoni Stern", alla presenza del figlio Alberico, dell'amministrazione comunale, degli amici e di tutti i cittadini che hanno condiviso l' omaggio di Este al grande scrittore di Asiago.
Abbiamo scoperto insieme la grande passione del Mario per il ciliegio ed i suoi frutti, di quel "Prunus avium" che cresce sul tetto di paglia grazie ad un tordo sassello, della casa di Tönle Bintarn, costruzione poetica sotto la quale vorrei rifugiarmi e che ci fa scoprire il mondo di Mario, di come intendeva vivere la vita e coglierne i frutti.
Noi abbiamo raccolto il prezioso frutto di un lavoro iniziato circa due anni fa, e che ha portato alla realizzazione di un parco,  dove poter sostare o partire, sognare o pensare ad un mondo diverso fatto di pace, di solidarietà, di cultura, di vita dignitosa, di semplicità e di valori morali ai quali i racconti del sergente ci ha educati.
Mi complimento infine con lo scultore Andrea Rimondo, che ha immaginato una scultura "vuota" perché vuoto è l'animo del sergente che nelle tormente di neve nella terra di Russia, cerca di portare a casa sé stesso ed i suo compagni di sventura.
Vuota perché forse anche noi possiamo vederci avvolti da quel mantello, soli ad affrontare le difficoltà, mentre l'unico pensiero che ci fa andare avanti è quello di "tornare a baita".
Giornata stupenda per le persone che abbiamo incontrato ed alle quali abbiamo dato un albero, per un "Arboreto Salvatico" e quindi salvifico per la vita sul pianeta ma soprattutto per i nostri sogni, che ieri sono stati realizzati.

Grazie a tutti

Alberto Manfrin

giovedì 17 marzo 2011

Domenica 20 marzo 2011 - Festa di primavera

La Lista Civica Arcobaleno con Sinistra Ecologia e Libertà festeggia ad Este l'arrivo della primavera, con una giornata dedicata alle piante.
Durante la domenica ecologica, in Piazza Maggiore, sarà infatti presente un gazebo, dove i ragazzi della lista doneranno ai cittadini alcuni alberi ed arbusti selezionati direttamente dal vivaio della Regione Veneto di Montecchio Precalcino (VI).
Abbiamo proposto questa iniziativa per ricordare a tutti che la natura si è risvegliata dopo il riposo invernale, ma soprattutto che piantare gli alberi è un buon modo per rendere migliore il paesaggio e ridurre l'anidride carbonica presente in atmosfera.
I cittadini estensi potranno portarsi a casa alcuni degli alberi tipici dell'area collinare e della pianura, interessanti dal punto di vista estetico ma anche molto utili per gli insetti come le api, per i volatili ed i piccoli roditori.
Dalle 10 alle 17, sarà possibile prendere una pianta a scelta tra: acero campestre, carpino bianco, ciliegio canino, ciliegio susino, corniolo, biancospino, nocciolo, albero di giuda, tiglio selvatico e sorbo ciavardello.
Sono tutte piante nate da seme, di circa due anni di vita, che possono essere piantate nel proprio giardino, nell'orto, in un vaso, ai margini del bosco o in uno spazio della nostra città: basterà averne cura durante l'estate!
Domenica mattina conosceremo i sedici candidati consiglieri alle prossime elezioni comunali ed il programma politico, che è stato costruito insieme alla coalizione di centro sinistra sostenitrice del candidato sindaco Giancarlo Piva; raccoglieremo anche le firme per la presentazione della lista.
In occasione della domenica ecologica,
verrà inaugurato alle 12 nell'area dell'ex macello il parco urbano "Mario Rigoni Stern", fortemente voluto dalla nostra lista; saranno presenti all'iniziativa l'assessore all'ambiente Beatrice Andreose, i familiari e gli amici del noto scrittore di Asiago.


150° Anniversario dell'Unità d'Italia 1861-2011

VI RICORDO CHE, PER FESTEGGIARE INSIEME L'UNITA' D'ITALIA, ALL'INIZIATIVA PROMOSSA E ORGANIZZATA DAL NOSTRO PAOLO W. INSIEME AL COMITATO 3R SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' PADOVA SARA' PRESENTE CON IL PROPRIO GAZEBO
VI ASPETTIAMO PER BRINDARE INSIEME ALL'ITALIA UNITA, REPUBBLICANA, ANTIFASCISTA, GIUSTA E SOLIDALE, CON IL TRICOLORE DELL'UNITA' E L'ARCOBALENO DELLA PACE

lunedì 14 marzo 2011

MEDITERRANEO: DALLA PARTE GIUSTA



MEDITERRANEO: DALLA PARTE GIUSTA

Con i giovani dei gelsomini - Sostenere la società civile del mondo arabo
Proteggere e accogliere i profughi - No all’intervento militare

CAMPAGNA DI RACCOLTA FONDI PER LE ORGANIZZAZIONI SOCIALI TUNISINE
 CHE STANNO ACCOGLIENDO I PROFUGHI DALLA LIBIA

Il vento di cambiamento che soffia sul Mediterraneo porta con sé tante speranze ma anche molti rischi. Una intera generazione di giovani sta provando a caro prezzo a riprendere in mano il proprio futuro, a scrivere una nuova storia per il proprio paese e per il mondo intero, in mezzo a mille difficoltà. A quei giovani e quei popoli va offerto un sostegno concreto, adesso.  

Noi vogliamo farlo, intanto aiutando la società civile tunisina a garantire accoglienza e assistenza alle decine di migliaia di profughi in fuga dalla Libia. Lo stanno già facendo, con pochi mezzi e tanta solidarietà.

Sostenere la società civile democratica dei Paesi che si affacciano sulla sponda sud del  Mediterraneo è condizione essenziale per aiutare il processo di democratizzazione. Basta con gli interventi umanitari interessati, che si traducono in militarizzazione, neo-colonialismo e sfruttamento delle risorse locali.

I nord africani, i rifugiati africani, i libici che fuggono dalle violenze di Gheddafi vanno protetti e aiutati, sia nelle aree di origine che in Europa, lasciando aperte le frontiere - come ha chiesto l’UNHCR - e riconoscendo loro, in Italia e nei paesi dell’Ue, il diritto alla protezione temporanea.

Le politiche di rapina e di chiusura delle frontiere dell’occidente hanno prodotto povertà, sfruttamento e aiutato per decenni la repressione di qualsiasi forma di organizzazione sociale. Hanno contribuito a rafforzare regimi autoritari, consentendo il concentramento in poche mani di ricchezze e potere. Questa situazione  può essere ribaltata,  aprendo le frontiere e riconsegnando ai popoli arabi le proprie risorse attraverso il sostegno alla società civile.

Il riconoscimento del diritto a partire e del diritto a restare sono le due facce della stessa medaglia, è ciò  che consente l’affermarsi di un reale processo di democratizzazione. Il ruolo delle istituzioni europee e dei governi è fondamentale. L’appoggio dato per anni ai dittatori impone  oggi un’assunzione piena di responsabilità. Ma siamo anche convinti che ognuno di noi, per quel che gli compete,  possa contribuire a scrivere una nuova pagina di storia in quell’area del mondo.  

Per questo promuoviamo una raccolta fondi a sostegno dei profughi in fuga dalla Libia, fondi che consegneremo alle organizzazioni di base tunisine che sono presenti nelle zone di crisi e stanno già operando per l’accoglienza di decine di migliaia di persone.

Servono risorse  per l’acquisto di tende e cibo sul posto,  per evitare che la solidarietà si trasformi in arricchimento per qualcuno e in nuove forme di accaparramento dei territori.

La crisi in Libia non deve essere utilizzata per conquistare posizioni di potere nell’area. Non è tollerabile che ancora una volta una emergenza umanitaria sia utilizzata per garantire gli interessi economici, militari e strategici dei paesi ricchi.

Sostenere la società civile tunisina, accogliere e proteggere i profughi, aiutare  la democratizzazione  del Maghreb. Ciascuno di noi può fare la sua parte, dalla parte giusta.

Si può sottoscrivere sul conto corrente aperto presso Banca Etica intestato a
Associazione Arci – Il mediterraneo dei gelsomini. Iban IT06V0501803200000000136632

Per informazioni e versamenti chiamare anche il numero verde 800999977

ARCI






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Ml-abracciaperte mailing list
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Sinistra Ecologia Libertà Padova e provincia

lunedì 7 marzo 2011

Paesaggio ed energia

di Giuseppe Barbera

Il Protocollo di Kyoto e la Convenzione Europea sul Paesaggio di Firenze hanno entrambe poco più di dieci anni. Ciascuno per proprio conto ha reso evidente e tradotto in indirizzi e azioni antecedenti consapevolezze culturali che vedevano nel contrasto allo sperpero delle risorse energetiche non rinnovabili, ai cambiamenti climatici e al saccheggio territoriale gli elementi significativi, anzi fondativi, di un futuro accettabile per il Pianeta e i suoi abitanti. 
Oggi è però evidente che interessi che dovrebbero convergere si ritrovano troppo frequentemente su fronti contrapposti. Da una parte i promotori delle energie rinnovabili, dall’altra i difensori del paesaggio: antiche alleanze che facevano parte del campo comune della tutela e della valorizzazione delle risorse naturali e culturali si rompono. Non si tratta di scegliere da che parte stare: le ragioni di entrambi sono fondate. Finitezza delle fonti non rinnovabili, impatti climatici, inquinamenti ambientali sostengono quelle di chi si trova dalla parte del solare, dell’eolico e delle biomasse. Rispetto delle identità locali, valori culturali, ecologici e naturalistici, agricoli e turistici reggono le ragioni dei difensori del paesaggio. Da una parte e dall’altra, ragioni legittime che riguardano insieme le prospettive economiche, la creazione di posti di lavoro, la compatibilità etica, la soddisfazione culturale. È evidente che si tratta di ricomporre una frattura e se non è accettabile la distruzione del paesaggio (bene fondamentale della Repubblica, ricorda l’art.9 della Costituzione), non lo è neanche che il futuro delle energie rinnovabili sia compromesso non solo dall’incombenza della criminalità mafiosa sui parchi eolici del Sud, dagli interessi spregiudicati del business drogato dagli incentivi statali, dall’incapacità pianificatrice degli amministratori locali, ma anche da chi ritiene il paesaggio immodificabile quando, al contrario, è soggetto, essendo il risultato della storia sulla natura, a continui cambiamenti, da governare così come la diffusione delle energie rinnovabili. 
La ricomposizione degli interessi e delle politiche è possibile a partire dalla constatazione che in Italia c’è abbondanza di sole e di vento ma non di territorio. Ci sono, quindi, le condizioni primarie per la diffusione auspicata delle rinnovabili, purché avvenga all’interno di regole rigorose che salvaguardino la qualità di un bene, il paesaggio, di cui siamo ricchi in ragione dei caratteri eccezionali della natura e della storia nazionale che insieme lo definiscono. Nessun Paese ha tale diversità di paesaggi: la penisola che si allunga al centro del Mediterraneo è il luogo geometrico della storia più antica e della maggiore variabilità ecosistemica, vi s’incontrano tre continenti che né il mare, mai troppo vasto, né le montagne, mai realmente invalicabili, hanno diviso e dove la diversità dei caratteri ambientali, la grande ricchezza biologica, l’incontro millenario con le più importanti civiltà agrarie e il loro patrimonio di piante, animali, tecniche, costumi e rapporti sociali hanno determinato l’affermarsi di una pluralità di paesaggi, spesso opposti per la contrapposizione degli elementi che li definiscono. Non esiste un paesaggio italiano, ne esistono mille, ma molti di essi sono minacciati, come suggeriscono i dati riguardanti i cambiamenti dell’uso del suolo. In Italia cresce rapidamente la superficie urbanizzata (secondo i dati Corine Land Cover nel decennio 1990-2000 su oltre 900 km2, e il trend nel decennio successivo non è certo cambiato), diminuiscono le superfici agricole (1.400 km2) e crescono di 835 km2 i boschi (cosi li definisce la statistica, ma spesso si tratta di superfici avviate da incerti processi di rinaturalizzazione all’instabilità e al degrado). Gli abbandoni agricoli, per evidenti ragioni legate a difficoltà d’intensificazione produttiva (carenza d’infrastrutture, difficoltà di meccanizzazione,…) e alle opportunità offerte dai centri urbani, sono più frequenti in montagna e in alta collina dove la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) è diminuita tra il 1990 e il 2005 del 14%, a vantaggio dei “boschi”: un’intensità di abbandono doppia rispetto alla pianura nella quale l’urbanizzazione, le infrastrutture, il trionfo della monocoltura agricola hanno travolto i paesaggi storici d’interesse culturale e ambientale. 
Il paesaggio sopravvissuto all’industrializzazione dell’agricoltura, all’urbanizzazione, all’abbandono della montagna, il paesaggio variamente definito storico, tradizionale, culturale è ben di più di uno spazio produttivo o di solo valore estetico. Quando per produrre 1 MW attraverso il 
fotovoltaico si sottraggono 2 ettari questi non sono solo qualche centinaio di quintali di pannocchie di mais o di ettolitri di vino in meno, perché il paesaggio agrario non è riproducibile né globalizzabile, proprio perché figlio della natura e della storia (non possiamo ricreare, se non negli ecomusei, il paesaggio della coltura promiscua né, tanto meno, importarlo dalla Cina!) ed è sempre multifunzionale. Ricorda la Convenzione Europea che «svolge importanti funzioni d’interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro». 
Il patrimonio italiano di paesaggi d’interesse naturalistico, produttivo - agrario e culturale è una risorsa straordinaria, va difesa e valorizzata. Da esso si ottengono produzioni di alta qualità e con caratteri di tipicità territoriale e nello stesso tempo si salvaguardano equilibri ambientali primari (quelli, ad esempio, derivanti dalla difesa del suolo e dalla regolazione del ciclo dell’acqua), si conserva la biodiversità specifica, intraspecifica ed ecosistemica e si mantiene funzionale il mosaico ecologico (lo scambio di materia, energia, organismi) formato da sistemi agrari e seminaturali di diversa tipologia. Molti paesaggi, soprattutto se tradizionali, sono determinati da sistemi “biologici” che ricorrono a risorse e processi endogeni (fotosintesi, fissazione dell’azoto atmosferico, controllo biologico,…) risultando autonomi dal punto di vista energetico, produttivi in termini di reddito, gradevoli in termini estetici e di funzionalità ecologica. A questi valori si aggiungono quelli propri dei beni culturali anche con positivi riflessi in termini di valorizzazione economica come è facilmente dimostrabile dal successo dell’agriturismo, degli itinerari enogastronomici, dal valore raggiunto da terreni e manufatti nelle zone d’interesse paesaggistico. Non ultimo, conservano nella biomassa e nella sostanza organica del suolo grandi quantità di carbonio ridotto sottratte all’atmosfera e all’incremento dell’effetto serra. 
Sono funzioni e valori compatibili con le energie rinnovabili soprattutto quando esse assumono l’aspetto diffuso che è proprio nei caratteri della risorsa (il sole, il vento) che li attiva e non si concentrano in porzioni ristrette di territorio e quando si considerino anche gli equilibri ecosistemici e i bilanci energetici, del carbonio e dell’acqua; bilanci che se verificati turberebbero i sogni e le certezze dei sostenitori di molte energy crops. La concentrazione – paradossale rispetto alla diffusione territoriale di sole e vento - nei parchi eolici aggrappati ai crinali di una montagna o nelle fattorie solari risponde a criteri di economicità operativa e a necessità di ridurre i costi di produzione, ma non giustifica né gli scempi delle montagne meridionali, né la nascita di solar latifundia, come qualcuno chiama le grandi fattorie fotovoltaiche “a terra” arrivando a evocare un brutto passato piuttosto che un futuro accettabile. 
Invocare la difesa del paesaggio per fermare la diffusione delle rinnovabili, limitandosi ad auspicarne la presenza esclusivamente “sui tetti” o su aree degradate non è sufficiente se solo si ha evidenza del futuro energetico e climatico. Per un futuro compatibile con le necessità, i desideri e i sogni bisogna salvaguardare il paesaggio e diffondere le rinnovabili. Su quale strada avviarsi lo dice la Convenzione sul Paesaggio quando considera che «le evoluzioni delle tecniche di produzione agricola, forestale, industriale e pianificazione mineraria e delle prassi in materia di pianificazione territoriale, urbanistica, trasporti, reti, turismo e svaghi e, più generalmente, i cambiamenti economici mondiali continuano, in molti casi, ad accelerare le trasformazioni dei paesaggi». La trasformazione è insita nel concetto stesso di paesaggio e i paesaggi dell’energia sono via via mutati: montagne disboscate, territori ammorbati dalle polveri del carbone, tralicci, oleodotti e raffinerie, dighe, fino ai paesaggi mostruosi di Chernobyl. Che tra paesaggio ed energia la relazione sia stretta lo sapevano bene gli agricoltori della policoltura che disegnavano il loro campo, attraverso sistemazioni del terreno, rotazioni, avvicendamenti, colture promiscue, in funzione della massimizzazione dell’apporto energetico fotosintetico e della riproducibilità dei fattori produttivi (suolo, acqua). Per la loro fondante multifunzionalità, equilibrata in termini ecologici, estetici, etici, i paesaggi tradizionali vanno difesi e valorizzati (è recente la pubblicazione di un Catalogo Nazionale da parte del Ministero delle Politiche Agricole) e la diffusione delle energie rinnovabili non può non tenere conto di essi come dei vincoli che derivano dal patrimonio naturale (Parchi, Riserve, zone SIC e ZPS) e culturale espressi nei piani 
paesistici laddove esistono o sono in vigore. I nuovi paesaggi dell’energia vanno pianificati: non lasciati alle scelte delle industrie, alla disperazione di agricoltori in bolletta, all’incapacità gestionale degli amministratori locali. Vanno progettati nuovi paesaggi e nuove architetture. Va potenziata la ricerca, dando risposte vere agli agricoltori che si aspettano serre coperte da pannelli che non sottraggono il sole alle colture che dovrebbero far crescere e colture energetiche che non abbiano bisogno di acqua, fertilizzanti e macchine in quantità tali da richiedere più energia di quanta producano. I nuovi paesaggi, perché abbiano successo, vanno pensati e realizzati in concorso con chi li vive e li usa (ricorda la Convenzione Europea che i paesaggi sono tali in quanto «percepiti dalle popolazioni»). La diffusione senza regole dei parchi eolici o del solare “a terra” solleva invece conflitti che frenano il necessario sviluppo delle rinnovabili. Conflitti che riguardano il mosaico paesaggistico e le sue funzioni con la diffusione di aree industriali (tali sono i parchi eolici e solari) che interrompono flussi e relazioni necessarie agli equilibri ambientali e culturali che non si risolvono né aggrappandosi solo ai valori economici (“l’incubo del contabile”, lo definiva Keynes ritenendo che «distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non ci danno alcun dividendo») né appellandosi allo slogan della “bellezza che salverà il mondo”. Se non altro perché Dostoevskij, che ne sarebbe l’inconsapevole autore, si era in realtà posto (L’idiota) una domanda: «È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?». Metteva in gioco l’etica, quella dei comportamenti dell’uomo verso la natura e verso la storia, quindi verso il paesaggio.