venerdì 23 dicembre 2011

RUOLO DELL’AREA DI ESTE NELLA STRUTTURA ECONOMICA DELLA PROVINCIA DI PADOVA

Pubblichiamo una interessante analisi a cura di Raffaella Massaro e Sandro Sanseverinati per conto della Delegazione Confindustria di Este

Territorio e popolazione
L’area della Delegazione Confindustria di Este, situata nella zona sud/sud-ovest della provincia di Padova, ha una superficie complessiva di 759 chilometri quadrati, pari a oltre 1/3 della superficie provinciale (35,3%). Nei Comuni dell’area di Este al 31 dicembre 2010 risiedono 154.295 abitanti (il 16,5% della popolazione provinciale). Di questi, il 6,7% sono cittadini stranieri: una percentuale decisamente più bassa di quella registrata a livello provinciale (9,8%). La popolazione mostra una densità abitativa più bassa di quella media provinciale: si contano infatti 203,4 abitanti per kmq (435,1 abitanti per kmq il dato provinciale). E’ un valore cresciuto di poco nell’ultimo decennio a causa di una dinamica della popolazione decisamente meno positiva di quella media provinciale (+3,8% a fronte del +9,9% della provincia). Solo nei comuni di Solesino (703 abitanti/kmq) ed Este (512 abitanti/kmq) la densità è superiore alla media provinciale testimoniando di un’area che conserva possibilità di sviluppo del territorio nel rispetto della sostenibilità ambientale.

Occupazione

I dati Istat tratti dall’Archivio ASIA e una stima della CCIAA di Padova per i comuni con meno di 5.000 abitanti consentono di quantificare l’occupazione nelle attività industriali e terziarie nell’area di Este (ultimo dato disponibile 2008) in 47.467 unità, il 13,5% del totale degli addetti della provincia. Nei due comuni di Este e Monselice risulta concentrato quasi un terzo degli addetti (30,9%). Nell’area fra il 2007 e il 2008 si è registrato un aumento nel numero degli addetti del +0,2% meno significativo della media provinciale, ma con andamenti estremamente differenziati nei diversi comuni. Incrementi a due cifre verificati a Saletto (+38,3%), Barbona (+24,4%) e Piacenza d’Adige (+13%). I comuni che hanno invece perduto una quota maggiore di imprese sono stati Merlara (-10,4%), Ponso (-8,4%), Ospedaletto (-6,5%) e Monselice (-5,4%).
Si fa riferimento ai Comuni di Anguillara Veneta, Arquà Tetrarca, Arre, Bagnoli di Sopra, Baone,
Barbona, Boara Pisani, Carceri, Casale di Scodosia, Castelbaldo, Cinto Euganeo, Conselve, Este,
Granze, Lozzo Atestino, Masi, Megliadino S.Fidenzio, Megliadino S.Vitale, Merlara, Monselice,
Montagnana, Ospedaletto Euganeo, Pernumia, Piacenza d'Adige, Ponso, Pozzonovo, S. Pietro
Viminario, Santa Margherita d'Adige, Saletto, Sant'Elena, Sant'Urbano, Solesino, Stanghella, Tribano,
Urbana, Vescovana, Vighizzolo d'Este, Villa Estense, Vo'


Occupati nell’industria e terziario nella Delegazione di Este


L’occupazione si concentra per il 39,3% nell’industria manifatturiera (18.663 unità)

con una percentuale di sette punti superiore a quella riscontrata nel totale della provincia (32,1%), il 30,7% lavora nelle attività di commercio, trasporti e turismo, il 18,2% nei servizi alle imprese e alle persone e l’11,7% nell’edilizia. Percentuali particolarmente elevate di occupati nel settore manifatturiero si riscontrano nei comuni di Bagnoli di Sopra (73,9%), Casale di Scodosia (71%) e Vighizzolo d’Este (70%).

Attività economiche

Nel territorio di Este sono presenti (al 31 dicembre 2010) 20.098 unità locali operative - dei settori agricoltura, industria, artigianato, commercio e servizi - pari al 17,9% del totale provinciale: un’impresa ogni 8 abitanti (una ogni 10 al netto dell’agricoltura). L’industria manifatturiera e le costruzioni rappresentano insieme il 27,5% delle unità totali (36,6% al netto delle attività agricole). Le imprese agricole sono il 24,7%: una percentuale molto più elevata della media provinciale (14,6%), nonostante la continua contrazione dato che dal 2001 ad oggi le attività agricole sono diminuite del 30,5% (-3,2% nell’ultimo anno). Il commercio-alberghi-ristorazione rappresenta il 27,9% del totale, mentre i servizi alle imprese e alle persone il 19,6 per cento. La variazione del numero di imprese nel 2010 è stata negativa e pari al –0,6%, percentuale in controtendenza rispetto al leggero aumento registrato nel complesso della provincia (+0,2%). Di poco positiva la variazione al netto dell’agricoltura: +0,3% a fronte del +0,7% della media provinciale.
Anche nell’analisi di lungo periodo l’area di Este mostra alcune peculiarità. Fra il 2001 e il 2010 il numero complessivo delle unità locali ha subito una flessione (-3,1% a fronte del +4,5% della media provinciale), se però si considerano le sole attività non agricole si registra un incremento del +11,3% coerente con la media provinciale (+15,7%). Alla variazione negativa delle attività agricole (-30,5%), si accompagna una tendenza anch’essa negativa dell’industria manifatturiera in senso stretto (-12,4% a
fronte di un –11% a livello provinciale), mentre si registra il +25,2% delle costruzioni (+39,2% la media provinciale), +8,7% di commercio-alberghi-ristorazione (+11,2%), +34,4% dei servizi alle imprese e alla persona (+35,6%). L’andamento descrive una presenza tuttora importante delle attività agricole alla quale si affianca una ancora insufficiente presenza di servizi in particolare di quelli più innovativi rivolti alle imprese. Nonostante l’incremento che ha portato nell’area di Este i servizi alle imprese e alle persone a pesare dal 14,1% del 2001 al 19,6%, il valore risulta ancora di sette punti inferiore alla media provinciale (26,6%). Il peso delle attività commerciali, degli alberghi e della ristorazione è del 27,9% (31,1% il valore della provincia). In linea con la media provinciale risulta invece la presenza di attività manifatturiere in senso stretto (13,6% a fronte del 13,4%) e delle costruzioni (13,9 a fronte del 14,1%). Ufficio Comunicazione e Stampa, Studi 6

Il reddito prodotto

Nell’area di Este nel 2009 (ultimo dato disponibile) è stato di 3 miliardi 494 mila euro, pari al 14,7% del prodotto interno lordo provinciale. Il reddito pro-capite è di 22.645 euro annui: un valore inferiore a quello rilevato per l’intera provincia di Padova, pari a 25.413 euro per abitante, fortemente influenzato dal valore del Comune capoluogo (33.180 euro). Punte superiori alla media provinciale si
registrano nei comuni di Monselice (29.519), Este (28.383), Megliadino S.Fidenzio (27.095), Montagnana (26.512) e Casale di Scodosia (26.391).

mercoledì 21 dicembre 2011

Natale, più "km zero" e meno caviale nei cenoni

Il risparmio sulle tavole degli italiani è dovuto alla rinuncia alle mode esterofile del passato pagate a caro prezzo come champagne, caviale, ostriche, salmone o ciliegie e pesche fuori stagione e all’ aumento dei prodotti Made in Italy magari a chilometri zero sulle tavole degli italiani. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che quasi tre italiani su quattro (73 per cento) per il Natale 2011 intendono acquistare prodotti Made in Italy e addirittura il 33 per cento degli italiani intende regalare prodotti alimentari locali a chilometri zero e il 28 per cento prodotti biologici secondo l’indagine dell’Swg.
La crisi cambia le modalità di acquisto con ben l’84 per cento degli italiani che frena i propri impulsi alla ricerca del miglior convenienza nel rapporto prezzo e qualità dei prodotti e dei punti vendita. Di fatto si allungano i tempi sia per la ricerca dei regali che per la scelta dei prodotti da utilizzare per imbandire i tradizionali cenoni che secondo le stime di Confesercenti saranno piu’ povere del 19 per cento con una spesa per la cena della vigilia e per il pranzo di Natale che sara' di 2,3 miliardi. Si assiste all'affermarsi di uno stile di vita che riduce gli eccessi e gli sprechi, ma è attento alla qualità e alla sicurezza dell’alimentazione. Tra i prodotti piu’ gettonati immancabili sono lo spumante e i dolci tipici del Natale con la tendenza a riscoprire quelli piu’ artigianali della tradizione regionale come i fichi a crocetta ricoperti al cioccolato e i torroncini, dolci al cedro e al bergamotto in Calabria, la gubana in Friuli, il pandolce in Liguria, gli struffoli in Campania, i porcedduzzi in Puglia o il panone di Natale in Emilia. Tiene anche la domanda di formaggi e salumi tipici, ma anche quella di cotechini, e legumi come le lenticchie.
Più frequentati quest’anno i tradizionali mercatini di Natale dove si stima che - sostiene la Coldiretti - quasi dieci milioni di italiani acquisteranno i regali. Una tendenza che si esprime anche con il boom degli acquisti direttamente dagli imprenditori agricoli in azienda o nei mercati e botteghe di Campagna Amica dove è garantita genuinità, convenienza e una maggiore originalità rispetto alle offerte natalizie standardizzate dei punti vendita tradizionali. In molti casi è possibile prepararsi o farsi preparare i tipici cesti natalizi con prodotti inimitabili caratteristici del territorio.










lunedì 19 dicembre 2011

Cementifici, l'Ue abbassi i limiti di emissioni

  I Comitati "E NOI?" e "Lasciateci respirare" esprimono un pubblico ringraziamento ad Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV, che con l'interrogazione parlamentare alla Commissione europea, ha portato all'attenzione di questo organismo Comunitario l'incredibile anomalia della disparità dei limiti di emissione tra cementifici ed inceneritori, per gli stessi inquinanti. Il ringraziamento è dovuto anche al fatto di aver evidenziato la criticità della situazione nella bassa padovana, dove sono presenti 3 cementifici nel raggio di 5 KM, segnalando le lacune normative che non tengono in considerazione la loro vicinanza (quindi l'effetto cumulativo degli inquinanti emessi), la distanza dalle zone abitate e la loro collocazione all’interno di territori protetti, come dovrebbe essere quello del Parco dei Colli Euganei.

Comunicato stampa 19 dicembre 2011


Ad Este e Monselice (PD) ci sono tre cementifici in un raggio di 5 km. Zanoni (IdV) chiede alla Commissione europea di rivedere i limiti di emissioni (addirittura più alti degli inceneritori). “Considerare anche l'effetto cumulativo degli inquinanti e la vicinanza a centri abitati”
“L'Ue deve abbassare i limiti di emissioni dei cementifici che immettono in atmosfera quantità enormi di inquinanti e per i quali oggi esistono limiti addirittura più permissivi che per gli inceneritori”. Lo chiede Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV, con un'interrogazione parlamentare alla Commissione europea. “Nei Comuni di Este e Monselice, in provincia di Padova, c'è una situazione paradossale: in un raggio di 5 km e all’interno del Parco Regionale dei Colli sono in funzione ben tre cementifici”.
Zanoni chiede alla Commissione di rivedere i limiti previsti dalla direttiva IPPC (2008/1/CE) nell'ordine di polveri totali 30 mg/Nm3, biossido di zolfo 600 mg/Nm3 e ossido di azoto 1.800 mg /Nm3. Si tratta di limiti ben più alti rispetto ai già nocivi ed altamente inquinanti inceneritori. “In queste strutture spesso viene bruciato di tutto – spiega Zanoni – senza considerare il fatto che il Parco rientra nei siti di interesse comunitario previsti dalla rete ecologica delle zone protette di Natura 2000, nonostante il suo Piano ambientale definisce i cementifici incompatibili con le finalità del Parco, sollecitandone la riconversione o la delocalizzazione”.
“Purtroppo la Provincia di Padova ha espresso parere favorevole sul rinnovamento dello stabilimento di Italcementi di Monselice – prosegue l'Eurodeputato – decisione che ne prolungherebbe l’attività per altri 30 anni”. Il Tar del Veneto ne ha riconosciuto il contrasto con il Piano Ambientale e adesso siamo in attesa del Consiglio di Stato che si pronuncerà il 17 gennaio. “Sta di fatto che a causa dell’elevato inquinamento, il "Piano di Tutela e risanamento dell'Atmosfera" ha collocato i comuni di Este e Monselice in "zona A", ovvero area da risanare”, continua Zanoni.
Secondo il leader ambientalista, all'origine di tutto c'è “la macroscopica ed incomprensibile diversità dei limiti di emissione tra cementifici e altre strutture altamente nocive come gli inceneritori per gli stessi inquinanti pericolosi per la salute”. Per questo Zanoni chiede alla Commissione di abbassare i limiti di emissione dei cementifici tenendo anche in considerazione la loro vicinanza (quindi l'effetto cumulativo degli inquinanti emessi), la distanza dalle zone abitate e la loro collocazione all’interno di territori protetti.
“L'Ue deve prendere le misure necessarie per salvaguardare la salute dei cittadini, ad Este e Monselice come in tutta Europa”, conclude Zanoni.
Ufficio Stampa On. Andrea Zanoni




giovedì 15 dicembre 2011

Finanza locale, gestione dei servizi pubblici e autonomie municipali in Italia

MunicipioIl Centro studi per l'Alternativa Comune, in collaborazione con il Gruppo consiliare Lista “in comune” di Venezia – a partire dalla presentazione del nuovo libro di Alberto Lucarelli Beni comuni. Dalla teoria all'azione politica (Dissensi, Napoli 2011), in preparazione del Forum degli amministratori per i beni comuni proposto dal Sindaco di Napoli e di ulteriori occasioni di confronto per l'alternativa costituente in Europa – propone un INCONTRO PUBBLICO sul tema

                               
                                VERSO LA COSTRUZIONE DI UNA RETE  
                             DI  AMMINISTRATORI PER I BENI COMUNI

                                Crisi della democrazia e crisi monetaria in Europa.
                 Finanza locale, gestione dei servizi pubblici e autonomie municipali in Italia

                            Venezia domenica 18 dicembre dalle ore 10.30 alle 13.30
                     presso la sala consiliare del Municipio di Venezia Ca' Loredan – Farsetti


Amministratrici e amministratori di tutto il Veneto ne discutono con

Giuseppe Bortolussi (segretario Associazione Artigiani Mestre), Luca Romano (ricercatore sociale Local Area Network), Alberto Lucarelli (assessore ai beni comuni e alla democrazia partecipativa – Comune di Napoli, autore del volume), Sergio D'Angelo (assessore alle politiche sociali – Comune di Napoli)

saluto del Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni

introduce la discussione Gianfranco Bettin (assessore all'ambiente e ai beni comuni del Comune di Venezia)

Partecipano, tra gli altri: Luigi Amendola (consigliere provinciale di Treviso), Beatrice Andreose (consigliera del Parco Colli – Este PD), Cinzia Bottene (consigliera comunale di Vicenza), Beppe Caccia (consigliere comunale di Venezia), Heidi Crocco (assessora Comune di Cavarzere VE), Flavio Dal Corso (presidente Municipalità di Marghera – Venezia), Marco Favaro (consigliere comunale di Caorle VE), Carlo Martin (consigliere comunale di Campolongo Maggiore VE), Giannandrea Mencini (consigliere Municipilità Venezia), Francesco Miazzi (consigliere comunale di Monselice PD), Camilla Seibezzi (consigliera comunale di Venezia), Franco Tasinato (consigliere comunale di Megliadino S.V. PD), Antonella Tocchetto (consigliera comunale di Treviso), Francesco Vendramin (consigliere comunale di Mira VE), Alessandro Zan (assessore Comune di Padova), Rita Zanutel (vicesindaco di San Stino di Livenza VE), Claudia Garavello, Nicola Dettino, Lanfranco Tarabini (consiglieri comunali di Malo VI), Francesco Borgato (consigliere comunale di Brogliano VI) … e Giuliana Beltrame, Valter Bonan, Federico Camporese, Aurora d’Agostino, Danilo Del Bello, Roberto Del Bello, Olol Jackson, Renata Mannise, Roberto Marinello, Attilio Motta, Mario Nalin, Mattia Orlando, Marco Palma, Francesco Penzo, Sandro Sabiucciu, Piero Teardo, Matteo Zancanaro, Emanuele Zinato …


----------------------------------------------------------------


CRISI DELLA DEMOCRAZIA E CRISI FINANZIARIA IN EUROPA:


IL RUOLO DEI COMUNI PER I BENI COMUNI.

Negli ultimi anni, nell'ambito delle politiche di contenimento della spesa pubblica, ai Comuni è stato fatto pagare il prezzo più alto della crisi, a partire dall'imposizione dei criteri degli Accordi di Maastricht e del Patto di Stabilità, utilizzato come “gabbia d’acciaio” all’interno della quale sono state giustificate le scelte nazionali di taglio dei trasferimenti agli Enti locali e, più in generale, di limitazione degli spazi effettivi di originaria autonomia ed autogoverno delle comunità locali. Un attacco che ha pure anticipato, nei fatti, il primato delle oligarchie tecnocratiche sui dispotivi democratici nella governance delle “emergenze”.
Allo stesso modo tagli e limitazioni sono stati negli ultimi dieci anni componente essenziale delle politiche di smantellamento del Welfare in tutta Europa. E nel nostro Paese in particolare dove, in assenza di uno strutturato sistema universalistico di tutela dei diritti della persona su scala statale, sono stati finora le Regioni (per quanto riguarda l’assistenza sanitaria) ed i Comuni (per il restante settanta per cento delle prestazioni di Welfare) a farsi carico in misura preponderante degli interventi sociali, tanto più nel superamento del modello fordista.
Allo stesso tempo sono i Comuni, e gli Enti territoriali più in generale, a risultare proprietari di quei beni comuni (quali terreni ed immobili) e gestori di quei servizi pubblici essenziali (dal ciclo integrato delle acque ai trasporti, dalla raccolta e smaltimento dei rifiuti alle farmacie tra gli altri), in proprio o attraverso società partecipate, beni comuni e servizi che sono stati e sono ancor più oggi oggetto di politiche di indiscriminata privatizzazione.

Nel nostro Paese, in particolare, la risposta allo straordinario successo del referendum sull’acqua, che nei confronti di queste politiche ha costituito una prima battuta d’arresto e l’indicazione di una possibile inversione di tendenza, è stata la manovra di Ferragosto con gli articoli 4 e 5 che costringono i Comuni a ricollocare forzosamente nei circuiti del mercato finanziario privato le proprie aziende pubbliche e la gestione dei servizi ai cittadini.
E questo avviene nel momento in cui proprio la pressione sui bilanci degli Enti locali e l’irrigidimento della loro capacità di spesa sono stati resi più pesanti dalle regole stringenti del Patto di stabilità interno, tema rispetto al quale la manovra del governo Monti non sembra apportare alcuna modifica sostanziale.
E’ dunque, simultaneamente, nella prospettiva di un processo costituente democratico dello spazio politico europeo, in cui le città possono e devono svolgere – anche a partire dalla propria storia di originarie autonomie – un ruolo cruciale, e in stretta connessione con quanti, su scala europea, hanno posto al centro la tutela e la cura dei beni comuni e una più equa redistribuzione della ricchezza prodotta e disponibile, che trova un senso nuovo la costruzione di reti tra amministratori e governi locali e di proposte in grado di rovesciare la logica che ha fin qui dominato le risposte nazionali alla crisi.
Nel nostro Paese due sono le questioni determinanti: innanzitutto, le modalità attraverso le quali, a partire dalla dimensione locale, difendere i beni comuni e garantire una gestione pubblica, rinnovata e partecipata dei servizi ai cittadini; in secondo luogo, i meccanismi attraverso i quali rompere i vincoli insopportabili del Patto di stabilità e strutturare invece nuove politiche di fiscalità locale, in grado di aggredire la rendita e assicurare una reale autonomia finanziaria agli stessi Comuni.
Dalla ricerca di soluzioni intorno a questi due nodi può scaturire la trasformazioni di singole positive esperienze di governo locale in veri e propri laboratori, sociali e istituzionali, del cambiamento, della costruzione effettiva di un’alternativa alla crisi e ai suoi effetti.

Per informazioni e contatti:

comuniperibenicomuni@gmail.com e giuseppe.caccia@comune.venezia.it

Streaming video dell'incontro su: www.globalproject.info

www.alternativacomune.eu

sabato 10 dicembre 2011

L'economia del dono. Luigi De Magistris

 
  Il 10 dicembre è una giornata importante. E' “la giornata del caffè sospeso”. Un nuovo modo di riflettere su economia e solidarietà, in tempo di crisi, davanti ad un bel caffè. Si tratta di una manifestazione dal forte contenuto simbolico, organizzata dalla Rete del caffè Sospeso, un insieme di associazioni che invita i locali d’Italia a riprendere l’antica usanza napoletana di lasciare un caffè in omaggio per i meno fortunati.
Fino al Secolo scorso, infatti, a Napoli, chi era meno abbiente poteva trovare al bar un caffè in omaggio, pagato da un precedente avventore, che lo lasciava in ‘sospeso’ per persone meno fortunate che non potevano permetterselo.
Non si trattava di elemosina ma di un atto di solidarietà. Quella pratica era figlia di un'Italia diversa, dove l'economia non era un fine ma un mezzo, iscritta in una complessa rete di relazioni sociali, dove l'uomo, non il profitto, era al centro di tutto.
Il caffè sospeso era un esempio di quella “economia del dono”, studiata da antropologi e storici, per la quale le relazioni umane e la solidarietà erano il senso stesso dell'agire. Un'altra economia possibile e che ha lasciato traccia direttamente nel nome dell'istituzione che rappresento.
I Comuni, infatti, si chiamano così proprio perché erano i soggetti che gestivano i beni comuni, come la terra, l'acqua e l'economia.
Beni, fondamentali per la vita della collettività, sui quali tutta la comunità esercitava i così detti usi civici, come i diritti di godere tutti e indistintamente dei frutti della terra.
La grande battaglia per i beni comuni di cui mi sono fatto portavoce nelle vesti di sindaco di Napoli, quindi, ci permette di tornare alla vocazione principale del Comune, come istituto che, al fianco della collettività, deve poter, prima di tutto, garantire dignità e solidarietà ai cittadini, proteggendo quei beni che devono essere amministrati in modo partecipato per essere accessibili a tutti, anche alle generazioni future.
Da questo punto di vista, lo Stato, attraverso i diritti di cittadinanza, ha il compito di risarcire la collettività dalle iniquità prodotte dal mercato, al fine di garantire la libera fruizione di quei beni collettivi che non possono essere erogati in base all'utile, pena mettere a rischio la dignità dell'uomo.
Ognuno di noi, infatti, prima di essere consumatore, è un cittadino, titolare di diritti inalienabili che presuppongono il godimento di beni, che per la loro importanza, non possono essere delegati al mercato.
Il 10 dicembre, anche pagando un caffè per i meno fortunati presso i locali che avranno aderito all'iniziativa, potremo fare un gesto concreto a favore della solidarietà.
In poco più di un anno di vita, la Rete del Caffè Sospeso, infatti, ha creato significativi scambi e condivisioni fra i 7 festival che hanno inizialmente aderito al progetto. Ora, grazie all'istituzione della giornata del caffè sospeso, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, abbiamo la possibilità di affermare come la protezione della nostra dignità dipenda anche dalla promozione di un nuovo modo di fare economia.


Basta poco. Anche un caffè.


Luigi de Magistris



mercoledì 7 dicembre 2011

10 dicembre: ad Este il rito del caffè sospeso


   La “Rete del Caffè Sospeso” promuove il recupero di una antica usanza partenopea, solidale, nei bar, nella cultura… nella vita. IL “Caffè sospeso” consisteva nel lasciare un caffè in omaggio pagato da un precedente avventore, che lo lasciava in ‘sospeso’ per persone meno fortunate che non potevano permetterselo. Non si trattava di elemosina ma di un atto di condivisione dei problemi, solidarietà e comprensione.
Una pratica che la Rete promuove nella cultura e nella vita quotidiana e che ritiene importante rinnovare in tempi di crisi economica e dei valori come quelli attuali.

Ad Este vi aderiscono:
l’associazione culturale “ L’Ennesima”
la bottega equo-solidale “ La Bilancia"
il bar Roma in via Matteotti
il bar pasticceria Beatrice in via San Girolamo
il bar panetteria Callegari in via Principe Umberto.

Questi bar esibiranno la locandina ( che riportiamo a lato) che pubblicizza l’iniziativa, nella giornata del 10 dicembre la bottega equo- solidale distribuirà gratuitamente una cinquantina di caffè sospeso espresso bio , dalle 16 alle 17, per chi vorrà venire a degustarli in piazza Trento.

Cosa è la “ Rete del caffè sospeso”?

La “Rete del Caffè Sospeso - festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso” è nata a Napoli il 14 novembre 2010 da 7 festival italiani che hanno deciso di unire le forze e fare rete scambiandosi idee, progetti e prodotti culturali per sopravvivere o addirittura crescere in questi difficili tempi di crisi economica e tagli alla cultura. invita i bar ed i locali d’Italia a riprendere l’antica usanza napoletana che consisteva nel lasciare un caffè ‘sospeso’ per chi non poteva permetterselo…

Una pratica che la Rete promuove nella cultura e nella vita quotidiana.

In poco più di un anno di vita la Rete ha creato significativi scambi e condivisioni fra i 7 festival, ha ottenuto diverse nuove adesioni ed ha ora deciso di istituire, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, il 10 dicembre - Giornata del Caffè Sospeso, iniziativa che si pone l’obiettivo di proporre la ripresa dell’antica usanza partenopea in bar e locali d’Italia e di conseguire nuove adesioni alla Rete attraverso la diffusione, nel settore della promozione culturale e nella vita quotidiana in genere, della filosofia solidale su cui si fonda.



sabato 3 dicembre 2011

Polacchine Astorflex domenica 4 dicembre ad Este



Gigi Perinello parla del progetto Ragioniamo con i piedi


Domenica 4 dicembre, nella cornice della Giornata Ecologica, dalle 10 alle 19, il calzaturificio Astorflex sarà presente in piazza a Este per l'esposizione e la vendita delle sue scarpe al prezzo applicato ai Gas ( Gruppi di acquisto solidale) ovvero il più basso applicabile. Il progetto sociale cui fa capo sta attraversando un momento di difficoltà, per questo chiediamo a tutti coloro che hanno bisogno di scarpe invernali di ottima qualità, anallergiche e tutte prodotte in Italia, di indirizzare i propri acquisti verso di loro.