domenica 28 agosto 2011

Ansano Giannarelli: un amico

Ansano Giannarelli è morto all'improvviso venerdi scorso 26 agosto a 77 anni a Roma. Documentarista di razza, candidato al premio oscar per il documentario nel '61, Ansano Giannarelli era mio amico personale ma anche del Premio dei Colli, il festival dell'inchiesta filmata che si tenne ad Este, grazie all'instancabile lavoro di Turi Fedele, tra il '60 ed il '71. UNa straordinaria stagione che portò in città il ghota dei documentaristi e registi italiani come Cesare Zavattini, Giuliano Ferrara, Liliana Cavani, Gianni Bisiach, Giacomo Gambetti, Mino Argentieri, Pietro Bianchi, Dino Biondi e tanti altri ancora.

Ansano Giannarelli



Ansano Giannarelli, alla mia richiesta di fornirmi la sua testimonianza sul Premio dei Colli per un volume che ho scritto nel 2007 e che ricostruisce quella straordinaria stagione, aderì con grande convinzione e passione.Aveva amato quella rassegna in cui aveva ottenuto anche importanti riconoscimenti. Per il mio libro scrisse una lunga testimonianza esordendo con queste parole "Viviamo in un periodo contradditorio per ciò che riguarda la percezione del tempo che hanno gli esseri umani. Che rapporto c'è tra la memoria e, da un lato, la velocità della comunicazione tecnologica dell'Occidente opulento, che consentono spostamenti immediati-anche se virtuali-nello spazio, e dall'altro le lentezze esasperanti nei mutamenti nelle condizioni di vita di milioni di persone in tutto il mondo, ma soprattutto in quello dello sottosviluppo? Si parla della necessità di una memoria condivisa: ma le diversità di tutti i tipi non sono mai state così evidenti come ora. La memoria sembra degna di interesse quando ci sono gli anniversari, anzichè essere permanente e quotidiana, nel collegare il passato ed il presente,e nello stesso tempo il presente è la condizione totalizzante, imposta dal flusso quotidinao dei media, marginalizzando il passato ed escludendo il futuro".
Ansano è stato per molti anni direttore delll'Archivio audiovisivo del Movimento operaio e democratico di Roma che raccoglie la memoria storica di un secolo di lotte anticapitalistiche nelle fabbriche e nelle campagne e firmò, in mezzo secolo, 50 documentari, anche per la RAI, di alto profilo artistico, scientifico e storico. Tra questi ricordo solo "Sierra Maestra" e Il bianco ed il nero". Un 35 millimetri, quest'ultimo, dedicato al problema del colonialismo per il quale rimase due anni nella foresta al seguito dei guerriglieri. Una esperienza che oltre alla sua simpatia per il "terzomondismo" gli portò anche un accentuato interesse per la sperimentazione. Assieme a Gianni Rondolino diede vita al Festival Cinema Giovani di Torino e fu un punto di riferimento per la rivista Ombre Rosse . Nacque come documentarista coraggioso, in prima fila sui fronti rivoluzionari degli anni '60, dall'Africa insorgente al sudamerica dei fuochi di guerriglia.
Sono onorata di averlo conosciuto e di lui rammento generosità e passione. Lezioni che solo un maestro può regalare.

Beatrice Andreose



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