mercoledì 13 giugno 2012

Parco Colli Euganei: approdato in Regione il disegno di legge della giunta veneta

Cari tutti,


   brutte nuove.
Ieri mattina è approdato in giunta regionale il disegno di legge col quale l’attuale maggioranza regionale intende di fatto azzerare la valenza paesaggistica e urbanistica dei parchi regionali, in primis quello dei Colli Euganei di cui sono consigliera in rappresentanza del Comune di Este. Il titolo del disegno di legge è “ Norme per la tutela della rete ecologica regionale”. In tutto 48 articoli che come finalità si propongono ( art. 1) “ di garantire la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente nelle zone di particolare interesse naturalistico ed ecologico” . Il legislatore si richiama alla legge quadro sulle aree protette n. 394 /91, alla Convenzione sulle biodiversità ,alla direttiva 2009/147/CE e quella 1992/43/CEE del Consiglio Europeo. Obiettivi principali( art.2 , 2° comma) sono “semplificare la procedura della pianificazione naturalistica dei parchi e delle riserve regionali; migliorare l’efficacia della gestione, razionalizzare la spesa secondo quanto previsto dalla finanziaria 2011”. Insomma il disegno si presenta all’opinione pubblica come un tentativo di razionalizzazione della spesa ed eliminazione degli sprechi. Per quanto ci riguarda, la legge abroga espressamente dall’art.17 all’art.35 della legge n.38/89 istitutiva del Parco Colli Euganei. All’art. 12 prevede l’esclusiva redazione di un piano naturalistico sovraordinato ai piani territoriali ed urbanistici che dovrà verificare (art.22) la compatibilità ,esclusivamente naturalistica, degli interventi edilizi che “ possono alterare in modo permanente l’assetto del territorio”. Al 3° comma dello stesso articolo si dice che le concessioni edilizie all’interno del Parco sono esercitate dai Comuni. All’organizzazione del Parco sono dedicati gli articoli che vanno dall’art. 30 all’art.38. Il presidente è nominato dalla giunta regionale tra coloro che presentano la propria candidatura. Il direttivo sarà formato da altre quattro persone nominate sempre dalla giunta regionale. Viene introdotta poi la Comunità del Parco dove dovrebbero confluire associazioni ambientaliste , turistiche, culturali, agricole, venatorie ed ittiche. Organo consultivo chiamato ad esprimere pareri non vincolanti e che verrebbe convocato almeno due volte l’anno dal Presidente del Parco. Soppresso dunque il consiglio del Parco nonchè il Comitato tecnico scientifico dei singoli parchi per lasciar spazio ad un unico organismo che funzionerà per tutti i parchi veneti. Il tutto per un risparmio di spesa quantificata in 500.000 euro, secondo quanto riporta un settimanale locale.


Dunque quanto vi ho succintamente descritto è preludio della snaturalizzazione del Parco, in modo particolare quello dei Colli Euganei. MI riservo di fare, assieme a Gianni Sandon ed Antonella Buson, un esame più accurato ed approfondito della proposta regionale convocando al più presto una riunione aperta a chi vuole contribuire ad un dibattito sereno, per decidere come rispondere a questa provocazione che manda in soffitta di fatto il Parco a cui si lascia una esclusiva competenza naturalistica. Dunque c’è la concreta possibilità che, qualora questo disegno dovesse passare, si crei un disordine urbanistico intrecciato a molta incompetenza tecnica nonché alle brame edificatorie dei vari sindaci dei Colli. Insomma il disordine è grande sotto il cielo. Dobbiamo rispondere in modo adeguato ed in tempi celeri a questo attacco alla filosofia istitutiva del Parco.

Beatrice Andreose

sabato 2 giugno 2012

I problemi della nostra città sono lavoro ed ambiente, non i mendicanti

Caro signor Zaramella,
in questi anni ho scelto volutamente di non replicare ai suoi post demenzial-razzisti. Non per mancanza di tempo quanto invece per assoluta irrilevanza dei temi da lei sollevati. Scopro che nel suo blog ,per l'ennesima volta, lei mi cita tramite un video per supportare una sua tesi circa l'invadenza di troppi mendicanti in città, soprattutto il sabato nel corso del mercato settimanale, collegando questa presenza alla criminalità ad Este. Condivido ancora oggi pienamente quanto sostenuto nel corso dell'ultma campagna elettorale, ovvero che Este è una città tranquilla e che la supposta paura degli atestini alberga esclusivamente nella sua testa ed in quella di chi come lei fomenta fantasmi inesistenti per prendere quattro voti e guadagnarsi la carega a palazzo. Vado al mercato settimanale ogni sabato. Non riscontro in alcun modo violenze o criminalità da parte dei mendicanti, di colore e non, che stazionano puntuali nella nostra città. Certo, noto fastidio da parte di qualche cittadino che viene avvicinato per chiedere un obolo. Noto anche però molta solidarietà di persone che anzichè gridare al pericolo, come si diletta lei, magari danno un frutto, un pane, insomma qualcosa da mettere sotto i denti a chi ne ha bisogno. Le suggerirei tuttavia, poichè è un consigliere e si dovrebbe occupare del bene della collettività abbandonando il delirio leghista da campagna elettorale, di occuparsi dei problemi reali della nostra città. Il lavoro che è venuto a mancare a molti lavoratori, ad esempio, o l'inquinamento che continua a marcare il nostro territorio. Invitandola peraltro, e con lei anche la sua padrona di partito, a non cambiare idea a seconda del vento che tira sul revamping Italcementi. Di politici di quarta categoria Este ne ha conosciuti parecchi. A mio parere lei è tra i primi in graduatoria.

Beatrice Andreose

martedì 20 marzo 2012

Quel moloch di Italcementi che minaccia il Parco Colli Euganei

Tratto dalla rivista Micromega on line

Tra il verde del Parco Colli Euganei e cittadine artistiche come Arquà Petrarca, Veneto, il consiglio di Stato – ribaltando la decisione del Tar – ha acconsentito la costruzione di un forno verticale alto 89 metri: un moloch tra i monumenti, emblema dell’arroganza del partito del cemento. Senza considerare l’alto impatto d’inquinamento sulla zona.

di Beatrice Andreose

Nemmeno la fantasia più strampalata avrebbe potuto sortire conclusione più balorda. Un forno verticale alto 89 metri, targato Italcementi, in pieno Parco Colli Euganei (Pd), per il Consiglio di Stato vanta “una qualità architettonica apprezzabile, in linea con le tendenze dell’architettura contemporanea che attribuiscono alle strutture verticali ad elevato contenuto tecnologico la funzione di riqualificare i siti nei luoghi deteriorati (...)". Una novella piramide davanti il Louvre, insomma. Arte contemporanea che dialoga con l’antico!
Queste le premesse che hanno portato i giudici, improvvisatisi in arditi e spericolati paesaggisti, ad accogliere le richieste di Pesenti rovesciando così una sentenza del Tar Veneto a suo tempo promossa dai comitati “Lasciateci respirare” ed “E noi”, che gli vietava di poter effettuare il revamping (una ristrutturazione degli impianti) da 160 milioni di euro della sua cementeria in quel di Monselice. Così Arquà Petrarca, uno dei borghi medievali più belli d’Italia, la casa dove morì il poeta e la sua tomba, meta di pellegrinaggio per moltissimi turisti e letterati che ogni anno arrivano da tutto il mondo, avranno come sfondo questo moloch, monumento all’arroganza del partito del cemento, per altri trenta anni. Gratterà il cielo di quei colli Euganei che il poeta inglese Shelley immortalò in un suo poemetto, ma che oltre ad una bellezza straordinaria vantano anche la più alta concentrazione europea di cementifici, ben tre nell’arco di otto chilometri (la Cementizillo ad Este e Radici a Monselice) che producono ben il 60% del cemento nel Veneto, regione che a sua volta detiene il primato europeo di produzione di cemento, ben 700 kg per abitante contro i 300 della Germania.
Nemmeno una riga, nelle numerose pagine della sentenza, è stata riservata al Piano Ambientale del Parco Colli Euganei, progettato da Roberto Gambino e Paolo Castelnovi, che all’art. 19 definisce come incompatibili con l’esistenza del Parco le industrie cementiere. Giudici smemorati, infine, persino della Costituzione che tutela al sommo grado il valore estetico- culturale del paesaggio il quale, secondo la sentenza della Corte Costituzionale 151/1986, non deve mai essere subordinato “ad altri valori, ivi compresi quelli economici”.
Morale della favola: mentre i Comitati, e con loro le due sole amministrazioni di Baone ed Este, insieme alle parrocchie che invitano ad una riflessione ragionata, ritenevano il revamping una nuova costruzione, il Consiglio di Stato lo considera un semplice ammodernamento. Contro i primi tutti gli altri soggetti pubblici coinvolti: l’ente che avrebbe dovuto opporvisi, il Parco Colli Euganei, che in cambio di un milione di euro per sistemare le frane nei colli, ha accolto il revamping, con insignificanti correttivi, assieme al Soprintendente ai beni culturali e paesaggistici del Veneto Ugo Soragni, alla Regione Veneto guidata dal governatore leghista Luca Zaia, alla Provincia di Padova, al Comune di Monselice (sindaco l’azzurro Francesco Lunghi), alla maggioranza dei 15 comuni dell’area collinare, inizialmente contrari al progetto, ma poi “convertiti sulla via di Italcementi”.
Un paesaggio di rara bellezza, dunque, la cui conservazione e tutela è rimossa dagli amministratori veneti, disposti ad abdicare alla sua valorizzazione in nome della produttività e della conservazione del lavoro. Accanto a loro le organizzazioni sindacali di categoria, in prima fila la CGIL della segretaria generale Camusso che in una sortita veloce in cementeria qualche mese fa ha optato per la salvaguardia del problema occupazionale, sposando così la tesi dell’azienda secondo cui il nuovo forno verticale sarebbe «altamente efficace, competitivo e all´avanguardia sul fronte della tutela ambientale».
Così, mentre l’Unione Europea multa i comuni italiani per la mancanza di azioni efficaci a contenere o diminuire l’inquinamento da Pm 10, i tre impianti sputano nell´aria in un arco di otto chilometri in un anno ben 1.700.000 tonnellate di anidride carbonica, 170 tonnellate di polveri sottili, con leucemie e tumori in aumento, in una percentuale superiori del 30 per cento alla media nazionale. Nel registro E-PRTR (registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti) che si basa sulle dichiarazioni fatte dalle aziende, Italcementi dichiara di aver emesso nel 2008 tonnellate e tonnellate di sostanze pericolose per la salute umana: Benzene 4,14 t, Biossido di Carbonio 834.000 t, Mercurio e composti (espressi come Hg) 22,9 Kg, Ammoniaca NH3 14,4 t, Ossidi di Azoto (NOx - NO2) 1880 t, Bifenil policlorurati (PCB) 889 g, Ossidi di azoto (SOx - SO2) 527 t. Poca cosa, dunque, per amministratori e sindacato.
Paradossale, inoltre, che mentre la produzione annua pro capite di cemento del Veneto diminuisce sempre più passando dai 1200 kg del 2004 ai 700 del 2010, Italcementi progetti un revamping da 160 milioni di euro mettendo così in mora un intero territorio che nell’arco di appena 8 km dovrà sopportare un mega forno che brucerà 110.000 t/a di Pet-coke, la cui pericolosità è ormai riconosciuta, ed altri rifiuti speciali utilizzati come sostitutivo alle materie prime: si prevedono 267.000 t all’anno di gessi chimici, ceneri pesanti provenienti da combustione di rifiuti solidi urbani e CDR, fanghi e polvere di segagione marmi, sabbie esauste di fonderia, scorie di acciaieria, etc. Senza contare la ricaduta nei prodotti agroalimentari della zona, sollevata di recente dall’eurodeputato Andrea Zanoni al parlamento europeo.
Infine un dato economico-finanziario: la multinazionale del cemento, che vanta 59 cementerie e 350 centrali di calcestruzzo in tutto il mondo, nel 2011 ha avuto un utile netto di 91,2 milioni di euro contro i 197, registrati appena un anno prima. L’utile per azione è crollato, nello stesso periodo, da 0,183 euro a 0,007 euro. In questo investimento l’azienda dovrà, per ottenere dei profitti, ammortizzare almeno 20 milioni di euro l’anno. Coi tempi di grave crisi del mercato del cemento è difficile pensarlo, anche per i più sprovveduti o ottimisti dei previsori. Ed Italcementi si può accusare di tutto fuorché di essere sprovveduta nelle sue analisi economiche. Fondato, quindi, per questo, il timore degli ambientalisti che temono l’utilizzo, al fine di garantire un profitto dall’investimento, del combustibile da rifiuto nel processo produttivo.
Tre infine le considerazioni più importanti: una riguarda la classe politica ed amministrativa locale irresponsabile e, soprattutto, inadeguata politicamente e culturalmente ad accogliere la sfida posta dalla crisi del settore che anche in loco registra una diminuzione della produzione del cemento pari al 40%. Nessun coraggio o cambio di paradigma circa la programmazione condivisa col territorio verso una conversione ecologica di queste produzioni. La seconda considerazione riguarda il ceto imprenditoriale, incapace di mettere la propria esperienza al servizio di nuovi progetti, investendo in produzioni sostenibili ed innovative. La terza riguarda il sindacato schierato in prima fila in difesa del revamping e convinto oppositore degli ambientalisti. In questo caso l’arretratezza culturale dei suoi dirigenti va di pari passo alla difesa corporativa di un ceto operaio il cui posto di lavoro è minacciato da crisi e delocalizzazione dell’assetto produttivo. Certo è facile parlare di ambiente ma è difficile farlo capire ad operai che rischiano di perdere il lavoro. Ma questo è l’unico percorso ipotizzabile. Ecco perché i Comitati parlano di alternative economiche possibili che non danneggino l’ambiente, alternative all’attuale devastazione del paesaggio e della salute.
Il Veneto non è solo una summa inquietante di paesaggi feriti da cementificazione e capannoni, sconta anche una classe dirigente inadeguata ed incapace di pensare il bene comune.

(17 marzo 2012)

mercoledì 7 marzo 2012

8 marzo: la donna nell'antichità

Un omaggio alle nostre lettrici

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Quella escort di Nerone che divenne imprenditrice

La storia di Calvia Crispinilla: ad Este ritrovati bolli di anfore da lei prodotte

Situla Benvenuti


di Beatrice Andreose

ESTE. Bella, Crispinilla, lo deve essere senza dubbio stata. Almeno nel periodo in cui faceva la magistra libidinum presso l’imperatore Nerone. Poi, abbandonato il ruolo della escort dell’antichità, è diventata soprattutto abile. Una imprenditrice ante litteram tanto da acquistare col denaro guadagnato alla corte dell’ imperatore alcune tenute in Puglia, nel tarantino, ed altre in Istria, perché di lì era originaria, dove coltivava viti e uliveti. Non solo. A metà del I secolo dopo Cristo, Crispinilla fu anche proprietaria di numerose fornaci che producevano anfore, idonee a contenere olio e vino, provenienti probabilmente dai suoi stessi possedimenti.



Stili scrittori
A testimonianza del suo passaggio in terra veneta ci sono dei bolli di fabbrica di anfore olearie trovati nell’Atheste romana . «Non era l’unica però. C’è anche Vicilia Liberalis, imprenditrice nel campo dei laterizi. O Ostiala Gallenia (I sec. a.C.) e Ivanta Voltiommnina (V sec .a.C.) ricordate in alcune stele figurate che rivelano il prestigio delle famiglie aristocratiche che esse rappresentavano» commenta la dottoressassa Cinzia Tagliaferro che domenica prossima 11 marzo alle 16 guiderà i visitatori al Museo Nazionale Atestino in una visita dedicata alla figure femminili attraverso le testimonianze archeologiche.
Tomba di Nerka
Nel Venetorum angulus, attraversato sin dalla preistoria dalle grandi vie dell’ambra,dei metalli e del sale, le donne godevano di un indiscusso prestigio sociale. Sono principesse ma anche imprenditrici, sacerdotesse e dee, giocano un ruolo importante per la storia di un popolo ritenuto dagli studiosi, nell’Italia antica, secondo solo a quello etrusco. Una di esse è, nel III secolo a.C., Nerka Trostaia la cui tomba principesca, una casa di lastre di pietra, è fedelmente ricostruita al piano terra del Museo Nazionale Atestino. Donna potente, dal prestigio indiscusso, con splendidi gioielli in oro, ambra e argento. Ricca, molto ricca, porta con sè nell’oltretomba stoffe preziose e splendidi gioielli celtici, vasi etruschi da banchetto ed un cratere attico che parlano della cultura globalizzata di questa signora che ben rappresentava la donna veneta, famosa nell’antichità per le sue vesti raffinate chiuse in vita da stretti cinturoni decoratissimi. Ma l’emancipazione delle donne venete inizia nel VII secolo a.C. «Il prestigio femminile si nota dall’esuberanza degli oggetti nei corredi funerari, dalle collane in oro ed ambra provenienti da terre esotiche (dal Baltico al Mediterraneo) e dalle situle non più di terracotta ma di bronzo come quella del marito -prosegue l’archeologa - In alcune tombe vengono rinvenuti anche degli scettri, evidente segno di comando».
E femminile è anche la divinità più importante dei veneti antichi legati a forme di società e di culto matriarcale. Il santuario più importante del pantheon veneto, che funziona dal V secolo a.C. fino al III secolo d. C, è dedicato a Reitia, dea guaritrice, che aiuta i ragazzi e le fanciulle nei riti di passaggio legati alla fine della pubertà e all’inizio della vita di guerriero o di sposa. Nelle moltissime lamine sono rappresentate donne col capo coperto da uno scialle che rappresentava , probabilmente, la cerimonia legata alla preparazione al matrimonio. Alla donna è riservata anche un’altra importante e potente funzione sociale: quella della scrittura. Nel santuario atestino, infatti, sono stati trovati migliaia di stili scrittori in bronzo dedicati alla dea. Portano inciso il nome delle donatrici, tutte donne. Si suppone per questo che la scuola di scrittura fosse appannaggio di giovani sacerdotesse, donne potenti e indipendenti.
Sarebbe potuto diventarlo anche una infans regale di tre anni, figlia di principi paleoveneti, le cui ceneri sono state trovate nella situla definita da Giulia Fogolari il poema epico delle genti atestine. Quanto dolore e amore regali sono contenuti nella situla Benvenuti, vero e proprio capolavoro del VII secolo a.C., una teoria di vegetali e animali reali e fantastici a cui si uniscono anche scene narrative che rappresentano l’immaginario di una élite aristocratica.
Ad accompagnare una delle due olletta-ossuario alcuni oggetti tra cui uno scettro di lamina bronzea ed un sontuoso addobbo, probabilmente un vero e proprio vestito su cui dovevano essere applicati una collana e un altro telo o vestito che avvolgeva le piccole ossa e che doveva essere chiuso da una fibula trovata “sopra alle ossa”. La deposizione di una piccola principessa morta prematuramente ed a cui viene affidato il compito di rappresentare la sua potente famiglia. Segno evidente dell’importanza della donna nella antica società veneta.





martedì 6 marzo 2012

Contro il revamping Italcementi: assemblea affollatissima a Valle San Giorgio


  Troppo piccola la sala di Villa Mantua per contenerle tutte (oltre un centinaio) e così decine di persone hanno preso posto nell'atrio per ascoltare i numerosi interventi. Ieri sera si è tenuto a Baone l'incontro proposto dai Comitati per analizzare la sentenza del Consiglio di Stato, che capovolgendo il pronunciamento del Tar Veneto, ha completamente accolto le tesi di Italcementi e di fatto, spianato la strada al Revamping dello stabilimento di Monselice. Tra i presenti il Sindaco di Baone, consiglieri comunali di Monselice, Este, Baone, Battaglia Terme, Cinto Euganeo, consiglieri e assessori del Parco, esponenti di comitati e associazioni ambientaliste, ma soprattutto tanti cittadini. Dopo una breve introduzione è intervenuto l'avv. Davide Furlan che ha illustrato la sentenza del Consiglio di Stato, evidenziando diverse incongruenze e aspetti non considerati, rilevando i passaggi in cui maggiormente emergeva una coincidenza con le interpretazioni del Piano Ambientale, fatte proprie dai sostenitori del Revamping. Va detto, che nella corposa sentenza, mai una sola volta è ripreso e ricordato l'aspetto essenziale del P.A. che definisce i cementifici come "incompatibili" con le finalità del Parco. Il quadro dei ricorsi in atto è stato completato poi daFrancesco Corso, che ha riproposto la volontà dei Sindaci di mantenere in piedi questi procedimenti, il primo dei quali è stato fissato per il 2 maggio al Tar del Veneto e riguarda l'impugnazione degli atti che hanno portato la Provincia a dare l'autorizzazione al Revamping. Il secondo, non ancora fissato, sarà al Consiglio di Stato, dove si chiede che i Comuni di Este e Baone siano coinvolti nella convenzione siglata solamente da Parco, Italcementi e Comune di Monselice.
Ha preso la parola Daniele Todesco, Presidente del Comitato “Valpolicella 2000” che con altri si sta battendo contro il Revamping del cementificio di Fumane (VR). Ha sottolineato l’importanza di spiegare bene ai cittadini le conseguenze sulla salute dovute alle emissioni, ma in particolare di coinvolgere le categorie economiche direttamente coinvolte dalle emissioni e dalle attività di questi impianti. Nel loro caso, ad esempio i viticoltori, dove si produce il famoso “amarone”, hanno preso una posizione precisa.
Silvia Mazzetto del Comitato “E NOI?” ha espresso il rammarico per l’esito della sentenza ma ha posto l’accento sull’importanza di seguire con attenzione i prossimi passaggi amministrativi, tra i quali l’autorizzazione Integrata ambientale della Provincia e il permesso a costruire che è in capo al Comune di Monselice.
A seguire, Francesco Miazzi per il Comitato “lasciateci respirare” che ha riportato il quadro alla sua dimensione originale, ricordando che la battaglia è per l’applicazione dei passaggi stabiliti per i 3 cementifici, definiti incompatibili, sollecitando la richiesta di un’azione più incisiva per l’avvio di un “Accordo di programma” complessivo, che dia risposte anche ai lavoratori impiegati. Ha esortato tutti a non subire passivamente l’esito di questa sentenza e di non rassegnarsi al futuro imposto dai cementieri e da una classe politica collusa. Ha posto alla discussione una serie di proposte, tra le quali un convegno su “paesaggio e dintorni” per creare un’attenzione nazionale sull’infausto progetto, una commissione medica per richiedere e avviare uno screening sulla popolazione residente (questo alla luce di recenti risultati che evidenziano presenza di diossina nel latte materno attorno a inceneritori e impianti industriali). Infine ha lanciato la proposta di analizzare e avviare le procedure per un “referendum consultivo” sulla questione Revamping e cementifici.
Altri interventi di Lorenzo Nosarti (rileva il rischio per l’uso dei rifiuti e le possibili infiltrazioni mafiose), Francesco Corso (propone di prendere in considerazione l’idea di estendere il referendum a tutto il territorio interessato dalle emissioni), Antonio Rota (rilegge in forma critica gli articoli del piano ambientale relativi ai cementifici, rilevandone le contraddizioni), Leandro Belluco (rende evidente la sofferenza nei bilanci aziendali, il calo di produzione, la forte riduzione di manodopera prevista, gli effetti dovuti all’uso dei rifiuti come sostitutivo alla materia prima), Gianni Sandon (riporta la questione al ruolo del Parco e della politica nella definizione del futuro di questi impianti e di questo territorio),Beatrice Andreose (invita tutti a lavorare per coinvolgere nel dibattito la popolazione di Este dove si trova il cementificio Zillo e responsabilizzare tutta l’area dei Colli). E poi diversi cittadini che hanno posto domande, fatto proposte e invitato tutti a non lasciare nulla d’intentato.
Il dibattito, vivo e partecipato, si è concluso pochi minuti prima della mezzanotte, con l’impegno per tutti di approfondire ed estendere le proposte e un nuovo appuntamento subito, lunedì 12 marzo, stesso posto e stessa ora. Questa comunità non sembra abbia nessuna intenzione di arrendersi…



domenica 26 febbraio 2012

IL MINISTRO CLINI SCRIVE ALL’AUTHORITY: FUORI I PROFITTI DALLE TARIFFE DELL’ACQUA!


Ora Autorità d’ambito e gestori devono rispettare la volontà popolare

Banchetto di obbedienza civile ad Este


Lo aveva promesso durante l'incontro del 23 febbraio con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, e il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha inviato ieri all’Autorità per l’energia elettrica e il Gas e ai presidenti delle Regioni una lettera inequivocabile: “Desidero segnalare l’esigenza di dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, con la sentenza 26/2011, in merito all’abrogazione del comma 1 dell’articolo 154 del D.lgs 152/06, relativo all’adeguata remunerazione del capitale investito, così come stabilito dal DPR 18 luglio 2011 n. 116. Si ritiene infatti che il provvedimento in materia tariffaria debba essere adottato anche nelle more dell’emanazione del DPCM attuativo di cui all’articolo 21, comma 19 del DL n. 201 del 6 novembre 2011, convertito in legge n. 214 del 22 dicembre 2011”.
Sono passati oltre sei mesi dai referendum del 12 e 13 giugno 2011, e ad oggi le Autorità d’Ambito territoriale ottimale e tutti i gestori del servizio idrico integrato ne hanno ignorato l’esito. Per questo il Forum ha promosso in tutta Italia, a partire dal mese di febbraio 2012, ua campagna di "obbedienza civile", per il pagamento in tariffa solo di ciò che è previsto per legge, e oggi la lettera del ministro dell'Ambiente chiarisce le ragioni del Forum italiano dei movimenti per l’acqua e dei cittadini tutti, che hanno votato per abrogare i profitti nella gestione del servizio idrico integrato, e per rendere inesigibile in tariffa la "remunerazione del capitale investito".
Dopo l'intervento di Clini non ci sono più alibi: alle Autorità d’Ambito e ai gestori non resta che rispettare, senza ulteriori esitazioni, il voto referendario. Chiediamo, perciò, che modifichino immediatamente le tariffe vigenti e restituiscano ai cittadini quanto sin qui indebitamente riscosso.
La campagna di obbedienza civile proseguirà in tutti i territori sino all’ottenimento del pieno rispetto del risultato referendario e alla completa ripubblicizzazione delle gestioni del servizio idrico integrato.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.
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Luca Faenzi
Ufficio Stampa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
ufficiostampa@acquabenecomune.org
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http://www.referendumacqua.it/



C’è qualcosa che rende simile l’economia alla religione: l'eretico


di CHRISTIAN MARAZZI

I benefici del deficit e del debito

C’è qualcosa che rende simile l’economia alla religione, e cioè che, anche per l’economia, il suo meglio è che essa susciti eretici. Che nella scienza economica ci sia bisogno di eresia ce lo spiegano gli americani che da tempo guardano con inquietudine a quanto sta accadendo in Europa, in particolare a quella famigerata dottrina secondo cui occorre fare tutto il possibile per raggiungere il pareggio di bilancio. Il che significa mettere in atto politiche d’austerità a mezzo di tagli alla spesa pubblica e di aumenti del prelievo fiscale per ridurre deficit e debiti in un periodo di recessione. Un vero e proprio suicidio economico e sociale pagato a caro prezzo dai cittadini europei e di cui le banche sono le dirette beneficiarie, dato che i soldi prestati dalle banche centrali per evitare i fallimenti di Grecia, Portogallo, Spagna e Italia (per il momento) finiscono nelle loro tasche, senza in alcun modo contribuire a rilanciare la crescita dell’economia reale. Di fronte a questo autismo dottrinale, di cui i tedeschi sono la punta avanzata ma che ormai ha contagiato l’Europa intera, sta crescendo negli Stati Uniti una vera e propria scuola di pensiero capeggiata da James K. Galbraith, figlio di cotanto padre, John Kenneth Galbraith, studioso della Grande depressione e consulente economico di John F. Kennedy. Ne ha parlato recentemente Feredico Rampini, corrispondente dagli Stati Uniti per La Repubblica. La Teoria Moderna Monetaria, così si chiama questa scuola di pensiero, sostiene che non ci sono tetti razionali al deficit e al debito sostenibile da parte di uno Stato, perché le banche centrali hanno un potere illimitato di finanziare questi disavanzi stampando moneta. E questo non solo è possibile, come già si vede con le politiche delle banche centrali americana, inglese, giapponese, e della stessa BCE, ma è soprattutto necessario. “La via della crescita passa attraverso un rilancio di spese pubbliche in deficit, da finanziare usando la liquidità della banca centrale. Non certo alzando le tasse: non ora”. Questa corrente di pensiero, perlaltro ascoltata da Obama, ha questo di, per così dire, “rivoluzionario”: non solo rifiuta il cretinismo della destra economica e la crociata contro la spesa pubblica sulla base dell’equivalenza tra il bilancio pubblico e quello di una famiglia che “non deve vivere al di sopra dei propri mezzi”. Ma critica anche quelle posizioni, certamente più intelligenti, alla Paul Krugman o alla Joseph Stiglitz che, pur sostenendo la necessità di espandere la spesa pubblica per uscire dalla crisi, continuano a pensare che a lungo andare il debito crea inflazione, soprattutto se finanziato stampando moneta, e quindi andrà ridotto appena possibile. Secondo Galbraith e gli economisti di questa scuola, invece, il pericolo dell’inflazione è inesistente. “L’inflazione è un pericolo vero solo quando ci si avvicina al pieno impiego, e una situazione del genere si verificò in modo generalizzato nella prima guerra mondiale”. L’aspetto più innovativo, rispetto alle politiche monetarie odierne e alla paranoia dell’inflazione, riguarda la proposta di erogare liquidità direttamente agli Stati, comprando senza limiti titoli di Stato emessi dai rispettivi governi, senza quindi passare dal sistema bancario che di questa liquidità fa sistematicamente un uso speculativo, generando una bolla finanziaria dietro l’altra. Gli Stati devono però attuare interventi volti a far aumentare la domanda interna con una più equa e sostenibile creazione della ricchezza. Esattamente l’opposto di quanto sta avvenendo oggi in Europa.




giovedì 23 febbraio 2012

Ministro Clini: Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ha ragione

COMUNICATO STAMPA
Dopo più di un'ora di occupazione della sede del Ministero dell'Ambiente, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ha ottenuto l'incontro con il Ministro dell'Ambiente C. Clini.
  Al Ministro sono state poste alcune precise richieste in merito ai referendum sull'acqua dello scorso giugno e al rispetto degli esiti dello stesso, sia in riferimento alla gestione pubblica e partecipativa dell'acqua, sia riguardo all'abrogazione dalla tariffa pagata dai cittadini della quota relativa alla “remunerazione del capitale investito”, ovvero i profitti del gestore.
Al termine del confronto, il Ministro Clini - dichiarandosi d'accordo con le richieste poste dai movimenti per l'acqua - ha preso i seguenti specifici impegni:
a) l'invio in giornata di una nota all'Autorità dell'Energia e Gas e a tutte le istituzioni competente, al fine di precisare - nelle more dell'approvazione di qualsivoglia nuova norma in merito - l'inesigibilità da parte dei soggetti gestori della quota di tariffa relativa all'adeguata remunerazione del capitale investito;
b) l'inserimento, all'interno delle Linee Guida del DPCM di trasferimento delle funzioni all'Autorità dell'Energia e Gas, di una precisa indicazione per il rispetto dell'esito referendario in materia tariffaria sull'acqua;
c) l'immediato avvio di un percorso di confronto con il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua in merito alle proposte relative al finanziamento del servizio idrico, con la prossima convocazione di un incontro congiunto con il Ministero dello Sviluppo Economico.


Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, nell'esprimere soddisfazione per i risultati dell'incontro, vigilerà sul rispetto e la realizzazione degli impegni presi.

Le dichiarazioni di Clini su Twitter: https://twitter.com/#!/minambienteIT
La diretta dell'occupazione https://twitter.com/#!/AcquaBeneComune



lunedì 6 febbraio 2012

Banchetto di obbedienza civile ad Este

Eccoci ai banchetti tecnico legali sotto i portici di piazza Maggiore ad Este. Potete trovarci anche nei prossimi sabati, dalle 9 alle 13, per ottenere informazioni ed avere, in caso di adesione, copia dell'istanza-reclamo da inviare al CVS. Ad oggi hanno aderito decine di famiglie di Este. A tutti loro il nostro ringraziamento

mercoledì 1 febbraio 2012

Prosegue la campagna di obbedienza civile nella Bassa Padovana

    Logo_campagna_Mauro_Forte  Ritorna con un banchetto sabato mattina 4 febbraio, dalle 9 alle 13, in piazza Maggiore ad Este, sotto i portici, la campagna di obbedienza civile partita ormai da una settimana. Sono state decine e decine le persone, soprattutto pensionati e casalinghe, che sabato scorso e durante tutta la settimana si sono presentate con bolletta  in mano e copia del documento di riconoscimento per inviare la loro istanza reclamo al CVS chiedendo il rimborso del 7% del capitale investito. Grande soddisfazione, quindi, per noi che ci impegnamo affinchè l'esito referendario venga rispettato dai gestori del servizio idrico.
Arrivederci a sabatoLogo_campagna_Mauro_Forte